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la dea FELINA
BAST
 


"Io raccolgo la magia da ogni luogo e da chiunque la possegga,
veloce come il levriero, rapida come la luce...
La magia che crea la forma, che viene dal grembo della Madre,
la magia che invoca Dio, che viene fuori dal silenzio;
la magia che riscalda Dio, che viene dalla Madre.
Ora questa magia mi viene data da ogni luogo
e da ogni persona che la possiede,
veloce come il levriero, rapida come la luce."


Libro dei Morti - cap. XXIV


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La Dea egizia Bast - dalle forme feline e da sempre "amica degli amici" dei gatti - è antichissima. Nei testi più datati figura come generata da Ra, il dio Sole, insieme alla sorella Sekhmet, mentre in testi successivi appare come figlia di Iside e Osiride, sorella gemella di Horus e, talvolta, come sua moglie (anche se spesso come moglie di Horus viene indicata Hathor oppure Sekhmeth).

Bast è madre del dio dalla testa di leone Mihos.

La profezia egizia secondo la quale Horus ritornerà per restaurare il ciclo solare del padre, con l'aiuto di sua moglie Bast, rispecchierebbe l'avvento dell'Era Acquariana.

È conosciuta con i nomi Bast, Ba en Aset, Bastet, Pakhet, Pasht, Pasch, Ubastet, Ubasti oppure più comunemente Bastet, anche se questo nome le dovrebbe essere riservato solo quando appare in forma di gatto.

La forma piú antica del suo nome - menzionata in documenti che risalgono al 3000 a.C. - è Pasht, però il suo culto arrivò a toccare l'apice in dinastie successive. Il culto di Bastet , che perdurò fino al settimo secolo d.C., era incentrato a Bubastis, una città localizzata nella regione sud-est del delta del Nilo che fu capitale durante la XXIII dinastia. Bubastis è il suo nome greco: il nome originario era Pwr-Bast o Pwr-Bastet. In egiziano pwr può essere tradotto come "casa" o "regno", quindi Bubastis era nota come Casa di Bast.

 
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Nel tardo periodo Bubastis fu capitale dell'Egitto per una dinastia e fu resa famosa da Erodoto - nel IV secolo a.C. - quando egli descrisse nei suoi Annali una delle festività che vi avevano luogo e che attirava devoti da tutto il paese.
Secondo Erodoto alla festa annuale di Bastet di fine ottobre partecipavano 700.000 persone che raggiungevano la città viaggiando su chiatte, suonando e cantando e facendo fluire in dilagante allegria il suono dei flauti e degli strumenti a percussione: "Si consumava più vino in quei giorni di baldoria che nel resto dell'anno".
Da una iscrizione che risale a Ramses IV, si viene a sapere che durante la festa della Dea era severamente proibito cacciare il leone.

Vi sono state, in Egitto,  diverse città che hanno ospitato importanti e influenti templi dedicati al culto di Bast, come Memphis (Mennefer), Heliopolis (Iunu) e Herakleopolis (Henen-nesut) e tracce del culto di Bastet sono state rinvenute nell'Italia meridionale, specialmente a Pompei; nessuna città, però, le fu più sacra di Bubastis.
A Bubastis, distrutta dai Persiani nel 350 aC., gli scavi archeologici nelle rovine di Tell-Basta (il suo nome attuale) hanno fruttato molte scoperte, incluso un cimitero di gatti sacri mummificati.

Esiste una connessione fra Bast e le divinità dalla testa leonina o felina come Tefnut, Sekhmet (leonessa) o Mafdet (ghepardo) ed una relazione con altre dee in forma animale, come Wadjet, la dea-serpente e Hathor la dea mucca.

A partire dalla II Dinastia (approssimativamente 2890-2686 a.C.), Bast veniva raffigurata come un gatto del deserto, oppure come un grande felino: leonessa o pantera. Venne associata al gatto domestico solo intorno al 1000 a.C., e si pensa che fosse quella l'epoca in cui gli egizi iniziarono ad addomesticare i gatti.

Gli egizi divennero talmente devoti alla dea Bastet e ai gatti che promulgarono leggi per impedirne l'esportazione al di fuori dal regno, ma i mercanti fenici riuscirono a contrabbandarne alcuni nei paesi del Mediterraneo dove si diffusero ampiamente.
Poiché i gatti erano considerati semidei, in Egitto chi attentava alla loro vita era severamente punito. 

Ascoltando le testimonianze storiche e osservando i molti reperti archeologici di questa divinità è facile rendersi
conto di come era considerata:


PROTETTRICE DEI GATTI DOMESTICI


Gli egizi addomesticavano i gatti per proteggere le granaglie e le provviste alimentari dai roditori. Inoltre il gatto è uno dei nemici naturali dei serpenti, allora molto diffusi e temuti (sebbene anch'essi considerati sacri).

Probabilmente in origine Bast era proprio una forma divinizzata del gatto (o della gatta) e l'antropomorfizzazione che la vede con corpo di donna e testa di gatto venne in un secondo tempo. Grazie alle sue qualità feline Bast era protettrice della casa, delle granaglie e delle messi, protetrice dai serpenti velenosi, dea della prosperità e della ricchezza.

Bastet risponde sempre alle invocazioni di soccorso per la salute o l'integrità dei gatti.

 
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PROTETTRICE DELLE DONNE, DELLE FAMIGLIE E DEI BAMBINI

Le gatte erano assimilate alla Luna: le loro pupille feline subiscono grandi variazioni al mutare della luce, tanto da ricordare le fasi di espansione e riduzione del nostro satellite. "Gli egizi hanno osservato negli occhi di un gatto le varie fasi lunari perchè con la luna piena splendono di più mentre la loro luminosità diminuisce con la luna calante e il gatto maschio muta l'aspetto dei suoi occhi anche in relazione al sole; infatti, quando il sole sorge, la sua pupilla è allungata; verso mezzogiorno è rotonda e la sera non si vede affatto e sembra che l'intero occhio sia omogeneo". (Edward Topsell)
Gli egizi conoscevano gli influssi della Luna sul mondo femminile e la sensibilità delle donne e dei gatti alle manifestazioni magnetiche ed elettriche. Il monumento che più esprime la natura segreta e misteriosa di queste due creature è la Sfinge di Giza, con corpo felino e testa di donna.

Come divinità delle Donne, dunque Bast era anche Dea dell'Amore, protettrice delle famiglie, della fecondità, delle nascite, dei bambini, della gioia.


Nella sua mano sinistra, veniva raffigurato spesso un amuleto sacro a forma di occhio di gatto, l'utchat (l'occhio di Ra, il dio Sole), che aveva poteri magici e indicava il potere di vedere le cose visibili e invisibili.
Questo amuleto veniva riprodotto nelle decorazioni nei templi e delle case, dove proteggeva da furti, malattie ed incidenti, ed anche nei gioielli per la protezione personale. Infatti, se portato al collo, proteggeva i viaggiatori e se veniva regalato agli sposi era auspicio di molti figli.

Molto probabilmente dalla parola utchat derivano la maggior parte dei nomi usati in varie lingue per identificare il gatto: gatto, cattus, gatus, gatous, gato, katt, katte, kitten, ecc.

 
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SIGNORA DELLA MUSICA, DEL CANTO E DELLA DANZA

Come i gatti sono amanti della vita comoda, dei piaceri e del gioco, così erano anche gli egizi: Bast era una divinità gioiosa e amabile, patrona delle attività piacevoli e del divertimento.

In questa veste fu la signora delle arti musicali, della danza e del canto, che non mancavano mai durante le sue celebrazioni.

Come Dea delle Arti Musicali e delle Feste il suo attributo era il sistro sacro.

Poiché alle sue feste non erano ammessi i bambini si presume che il suo culto
contemplasse molte libertà sessuali e la ricerca del piacere.

Un'altra particolarità di Bast era la predilezione per i profumi.

 
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DEA DELLA VERITA'


Come i misteriosi gatti che sembrano conoscere tutto del mondo anche Bast era considerata la depositaria della Verità.
Una curiosità: pare che anticamente le donne lesbiche fossero conosciute come donne estremamente sincere e capaci di sostenere sempre la verità, per cui Bast era considerata Signora delle donne lesbiche.

   
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IL SUO DOPPIO, SEKHMETH  b

Un aspetto importante di Bast era l'essere sorella gemella di Sekhmet, dea raffigurata come una donna con la testa di una leonessa e, anch'essa con l'utchat come attributo..
Ma mentre, nel binomio, Sekhmet rappresenta il lato distruttivo e oscuro della dea e le forze disgreganti che agiscono negli umani e nella natura, Bast impersona gli aspetti creativi e vivificanti speculari. Insieme, le sorelle gemelle rappresentano l'equilibrio tra la luce e l'ombra, il creativo e il distruttivo, il bene e il male: in pratica l'armonia del Cosmo.

Bast e Sekhmet sono un interessante esempio della dualità che permeava la cultura egiziana: Bast era una Dea del Basso Egitto (il nord, il delta) mentre Sekhmeth proveniva dall'Alto Egitto (la Nubia). La loro sorellanza oltre che dell'armonia cosmica era simbolo dell'Unione dei Due Regni.
Secondo H.P. Blavatsky "[Bast] È chiamata anche Beset o Bubastis, ovvero il principio che riunisce e quello che separa".

Bast era espressione della magia della vita, della lungimiranza, della fertilità e della prosperità dei felini, mentre Sekhmet ne rappresentava la potenza (anche in guerra), l'abilità e la chiaroveggenza: veniva infatti interrogata dai sacerdoti per conoscere i piani del nemico e quindi aiutare i soldati in battaglia.
Quando le due sorelle sono affiancate le loro forze sono in equilibrio, mentre - in mancanza di una di esse - vi è la separazione, la disarmonia. Così gli aspetti estremamente positivi, femminili, amorevoli di Bast bilanciano l'aggressività di Sekhmet, mentre la vitalità e la potenza di Sekhmeth danno nerbo a una delle dee più aggraziate e femminili del pantheon egizio.
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MEDITAZIONE DI BASTET


È una meditazione adatta alle donne. Mettete sull'altare l'immagine della Dea o di un gatto; ponete sui due lati delle candele (viola, blu o argentate) e fiori profumati, bianchi, blu o viola

Avrete anche bisogno di una piccola candela del colore che in questo momento vi rappresenta meglio; mettetela di fronte all'immagine di Bastet.
È opportuno avere delle essenze, incenso o profumi, perché la Dea li gradisce: tradizionalmente Bast è vista come una dea dolce che ama  la musica, la danza e il profumo. È dea dell'amore e della gioia, ama le coccole e le carezze, i lussi.
Tuttavia è meglio ricordarsi che, proprio come i gatti, lei ha un lato difficile, enigmatico ed anche aggressivo (rappresentato nel suo doppio Sekhmeth).

Chiudete gli occhi e respirate profondamente per qualche minuto rilassandovi con la vostra tecnica abituale. Quando siete  completamente rilassate, aprite gli occhi, guardate per un po' di tempo la fiamma della vostra piccola candela. Poi chiudete di nuovo gli occhi, svuotate la mente e osservate il buio e il vuoto. Immaginate una nebbia nell'oscurità che comincia a muovere il buio intorno a voi. Guardate i vortici, ascoltate il silenzio.






























A poco a poco, la nebbia si dissipa.
Non appena si cancella, si rivela al vostro occhio interiore un paesaggio desertico di sabbia rossastra.

Nelle vicinanze, si vedono le possenti colonne di un tempio.
Passeggiate verso il tempio sentendo il calore della sabbia sotto i piedi e il sole caldo sul corpo.

Ora osservate: come siete vestite? Osservate cosa vi circonda e prendete nota di tutti i dettagli. Usate il vostro occhio interiore per osservare l'ambiente che vi circonda. Cosa potete vedere?
Rendete reale nella vostra mente il luogo che state attraversando.

Arrivate
alla base del tempio e vi prendete un po' di tempo per esaminarlo. Ci sono incisioni e bassorilievi sui muri o è disadorno?

Fate un respiro profondo e annusate l'aria. Odore d'incenso e profumi arrivano dal tempio, inebrianti, riempiono il naso... la testa.
Si sente smorzata una musica dolcissima, l'armonia dei flauti, il ritmo dei tamburi. Tutto questo vi attira.

Entrate dall'ingresso principale, attraversate un cortile assolato e vi trovate all'ingresso di una grande sala dalle colonne altissime, di pietra. Dentro è quasi del tutto buio, ma sull'altare ci sono ciotole di olio accese che emettono una luce tremolante.
Qui l'aria è fresca e l'odore di incenso è mischiato al profumo di fiori freschissimi.

Avanzate e osservate se ci sono delle persone - sacerdotesse - o se siete da sole.

Andate a toccare una delle colonne sentendo la ruvidità della pietra sotto le dita. Aggiungete dettagli e realismo alla scena.

Poi attraversate tutta la sala fino ad arrivare all'ingresso di un piccolo santuario. Contro il muro c'è una grande statua di basalto nero di un gatto seduto: la Sacra Gatta Bastet, porta orecchini d'oro e un collare di pietre dure.

Intorno ci sono incensieri, candele e sacerdotesse che si affaccendano.  Ovunque vi sono gatti, alcuni seduti sul pavimento, altri nelle nicchie nelle pareti. L'aria è piena della vibrazione delle loro fusa.
Prendetevi del tempo e vedete se desiderate parlare con le sacerdotesse, se volete avvicinare un gatto o il simulacro della Dea.

Dopo pochi minuti, salutate e lasciate il santuario da un'altra porta. Vi trovate ora in un corridoio con le pareti dipinte. Anche qui non c'è molta luce... ma è possibile vedere dove si sta camminando alla chiarore delle candele.

Il corridoio si apre in una vasta sala, fiancheggiata da colonne. Di fronte a voi, in fondo alla sala, Su un altare in cima a una gradinata c'è un altro simulacro dorato della Dea.
È una donna in grandezza naturale, dalla testa di gatto, che porta un sistro decorato con gattini d'oro. Indossa un abito lungo a guaina e una collana, ma i suoi piedi sono nudi.
La sala risuona di musica vivace, suonata da un gruppo di sacerdotesse con flauti, tamburi e sonagli. Altri sacerdoti e sacerdotesse danzano sinuosamente al ritmo della musica, mischiati a gatti che giocano fra loro e con loro.

Il pavimento è coperto di petali che sprigionano una ricca fragranza. Vi avvicinate ai piedi della statua della dea e la guardate.
Visualizzate che - gradualmente - la statua si sta animando. Gli occhi diventano vivi e - lentamente - il rigido oro si trasforma in un morbido mantello di pelliccia dorata e in pelle vellutata e fresca.
Osservate la dea scendere le scale, leggera e felina, e venire verso di voi mentre vi osserva con i suoi occhi pieni di benevolenza e di pace. Bastet può vede la vostra anima e voi la sua: vi riconoscete.

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  Ora, trascorrete un po' di tempo con la dea: siete amiche. Parlate con lei del vostro modo di essere donna, di come vi sentite, dei piaceri che vi concedete o non vi concedete. Delle vostre gioie e dei vostri crucci... Lei vi  potrà mostrare qualcosa o darvi un dono simbolico o, semplicemente, offrire affetto.

Potete anche chiederle un responso per il futuro o per qualche problema da risolvere.  Potete pregarla di esaudire qualche desiderio...

Dopo pochi minuti la ringraziate e vi congedate. Lei, danzando al ritmo della musica raggiunge la cima delle scale, riassume la sua posizione e si ritrasforma nella statua d'oro.

Ora, a piedi riattraversate il tempio, lasciando piccole offerte di addio a tutti i gatti.
Andate fuori nel deserto: immaginate di essere a piedi nella nebbia, che gradualmente si trasforma in un vuoto nero.
Quando siete pronte tornate nella  realtà attuale e aprite gli occhi.

Liberamente adattata da http://www.catanna.com/bastcatmeditation.htm



Il GATTO IN EGITTO E IN CULTURE SUCCESSIVE
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La storia del gatto inizia 30-40 milioni di anni fa: da allora accompagna l’uomo come un silenzioso e spesso incompreso aiutante. Nessun animale ha conosciuto vicende tanto alterne, dalla venerazione come divinità, alla persecuzione come incarnazione demoniaca. Il gatto infatti non suscita sentimenti tiepidi: creatura magica e misteriosa, o lo si ama, o lo si detesta.

Il gatto è l'animale domestico presente in numero maggiore nelle nostre case.
Un tempo veniva allevato soprattutto per acchiappare i topi, ma oggi i nostri gatti, ben pasciuti, non hanno più bisogno di procurarsi direttamente il cibo per vivere, anche se la caccia resta per loro un passatempo gradevole quanto istintivo.
Nel mito e nella tradizione il gatto impera.

 
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Gli Egizi chiamarono il gatto: Myou e furono i primi a dargli il ruolo di porta-fortuna. Essi infatti sperimentarono che le famiglie che tenevano gatti in casa disponevano di una maggiore quantità di cibo, contraevano meno malattie e sopportavano meno decessi rispetto alle famiglie senza gatti.

Il modo accurato di pulirsi del gatto era ben visto dagli egizi e la sua abilità nell'uccidere topi, ratti, scorpioni e serpenti era considerata una fortuna. Un altro vantaggio dei gatti era che non si cibavano di cereali che, invece, erano alla base della dieta egizia.
Nell'Antico Egitto i gatti domestici erano adorati e raffigurati in dipinti, sculture e incisioni e considerati animali sacri."E quando scoppia un incendio, ai gatti succede qualcosa di veramente strano. Gli egiziani lo circondano tutt'intorno, pensando più ai gatti che a domarlo; ma gli animali scivolano sotto o saltano sugli uomini e si gettano tra le fiamme. Quando questo succede, in Egitto è lutto nazionale. Gli abitanti di una casa dove un gatto è morto di morte naturale si radono le sopracciglia; ma se vi è morto anche un cane, si radono pure la testa e il resto del corpo. I gatti morti vengono portati in edifici sacri dove vengono imbalsamati e seppelliti, nella città di Bubasti". (Erodoto 485 a.C- 425 a.C.)

I gatti venivano seppelliti imbalsamati e dentro sarcofagi nel cimitero del tempio di Bastet a Bubastis, provvisti di una ciotole per il latte e di oggetti che ne assicurassero la sopravvivenza nell'aldilà.
 
 
Il gatto, e soprattutto quello nero, è l'animale più adatto ad affiancare le dee lunari della notte. Nero, silenzioso e furtivo si muove nell'oscurità, caccia abilmente, ha occhi che penetrano l'oscurità brillano e - come la dee lunari notturne - veglia mentre altri dormono. Era l'animale prediletto di culti diffusi soprattutto nelle zone rurali, dove le leggi della natura, l'alternanza di veglia e sonno e il ciclo delle stagioni hanno tanta importanza per la vita.

Gli antichi greci ritenevano il gatto un animale sacro alla dea Artemide, la dea della caccia. Narra la leggenda che la dea potesse liberamente trasformarsi in un gatto.

Anche gli antichi Romani apprezzavano lo spirito indomito e curioso del gatto, tanto che la dea Libertas, era spesso raffigurata in compagnia di un gatto. Nel I secolo d.C. anche a Roma, come precedentemente in Egitto, furono introdotte leggi severe volte a tutelare i gatti e la loro utilità contro i roditori.
Nell'antica Roma i gatti erano sacri a Diana; si credeva che avessero poteri magici, concessi loro dalla dea.
Quando moriva un gatto nero, veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per propiziare un buon raccolto ed eliminare le erbe infestanti.

Gli eserciti romani utilizzavano spesso il gatto come simbolo nelle insegne militari e portavano con loro i gatti negli accampamenti, per protegge i viveri (ma anche le corde degli archi o i manufatti di cuoio) dai roditori. Molti resti di felini sono stati trovati in siti militari romani.

 
 
Nella tradizione popolare scandinava, il gatto era associato a Freya, la dea della fertilità che viaggiava su una slitta trainata da gatti.

I Celti credevano che il gatto incarnasse la divinità e lo tenevano in alta considerazione. Questi culti sopravvissero anche in pieno Medioevo tra i contadini meno toccati dalle persecuzioni in Europa. Soprattutto nel folclore del Galles e della Cornovaglia ci sono leggende e proverbi sui gatti e in particolare sui gatti neri visti in senso positivo.
I gatti erano inoltre considerati propiziatori di fortuna se venivano, purtroppo, sacrificati, anche se, in alcuni luoghi, si riteneva che fare del bene a un gatto nero servisse a propiziare il demone e a impedirgli di offendersi.

Sembra che l'origine del mito del gatto portafortuna sia legato alla sua capacità di sopravvivenza e quindi anche alle sue leggendarie sette o nove vite.

Nella tradizione indù, Shasti, la dea del parto, è raffigurata a cavallo di un gatto. La tradizione che il gatto portasse fortuna era diffusa anche in Russia, Sicilia, Africa, India, Arabia, Spagna, Inghilterra, Francia e America.

Tra le razze attuali abbiamo il Korat, gatto grigio e vellutato di origine thailandese: il suo nome letteralmente significa "buona fortuna".

In Spagna, Francia e Inghilterra durante il Medioevo venivano murati dei gatti nelle pareti delle case o nei pavimenti, come porta fortuna. Seppellire i gatti sotto i pavimenti era un'antica magia celtica; si spera non fossero vivi ma non è da escludere, dato il valore attribuito alla vita, in generale, nel corso del Medioevo.
Presso i Celti francesi, invece, i gatti non erano amati, perché considerati incarnazione di forze malvagie; i loro occhi mutevoli venivano ritenuti simbolo di falsità, ipocrisia e cattiveria, per cui era abituale che le cerimonie di purificazione si concludessero col sacrificio di un gatto.

 
 
Nell'Islam tenere in casa un gatto era considerato meritorio e soccorrere un gatto bisognoso, un gesto apprezzato da Allah.

Si narra che Maometto, mentre leggeva con un braccio allungato sul tavolo, fu avvicinato dal suo gatto, che gli si sdraiò sulla manica a dormire. Giunta l'ora della preghiera, Maometto guardò il gatto, in dubbio se svegliarlo e liberare il braccio; ma l'animale aveva una tale aria estatica che il profeta, certo che in quel momento il gatto stesse comunicando con Allah, preferì tagliarsi la manica della preziosa veste, per poter pregare, piuttosto che disturbarlo.
Al ritorno dalla preghiera il gatto, riconoscente, gli fece grandi fusa per ringraziarlo e Maometto, commosso, gli riservò un posto in Paradiso. Ma non solo: gli impose per tre volte le mani sulla schiena, dandogli la meravigliosa capacità di cadere sempre sulle quattro zampe senza farsi male.

La predilezione degli Arabi per i gatti fu vista, nel medioevo, come la conferma che i Musulmani erano in combutta col demonio. In quell'epoca si decretò che tutti i culti pagani dovessero essere definitivamente cancellati e, dove non era possibile estirparli, dovessero essere assimilati. Così molti antichi déi diventarono demoni, creature maligne da combattere, Iside per prima; il gatto nero, suo alleato, segui lo stesso destino: non più sacro ma diabolico, maligno, pericoloso e menagramo!

Si disse che il gatto, in particolare se nero, fosse l'animale preferito da Satana e dalle streghe. Si riteneva che il gatto di una strega fosse in genere un famiglio, uno spirito in forma felina, e che le stesse streghe potessero assumere le sue sembianze, addirittura compiacendosi di partecipare ai Sabba in forma di gatto.
 
 
I gatti, dalle movenze sinuose, vennero così associati alla femminilità, ma non alla femminilità positiva (solo madre e moglie, secondo quei tempi), bensì quella seduttrice, misteriosa ed affascinante... affine alla notte ed alle trame nascoste: la femminilità streghesca.

Considerati "spiriti familiari" della strega e suoi aiutanti, migliaia di povere bestiole furono sacrificate.
Il gatto è da sempre associato alle Arti Magiche e si era usi tacciare di stregoneria e satanismo chiunque ne possedesse o anche solo li coccolasse. Se poi l'animale era nero, non c'era scampo né per lui né per il suo padrone: venivano immediatamente condannati a bruciare sul rogo.

Era persino in voga l'usanza di bruciare gatti vivi nelle piazze nel giorno dei Santi, per rendere onore ai martiri cristiani. Un celebre quadro ritrae un rogo collettivo di gatti nella notte di san Giovanni.
In quegli anni però gli uomini - eliminando così tanti gatti - lasciarono crescere a dismisura i ratti, portatori di malattie, e facilitarono il diffondersi di gravi epidemie di peste.

Ma chi era veramente una strega? Generalmente una strega era un donna che praticava i culti di un'antica religione che vedeva un più profondo contatto tra uomo e natura.
Nei tempi bui del medioevo erano considerate streghe le antiche guaritrici, quelle che conoscevano i segreti delle erbe curative ed erano in grado di usarle. Le guaritrici vivevano lontano dai centri abitati (cioè vicino ai posti dove era possibile trovare le erbe loro necessarie e lontano dai luoghi di contagio) e i loro simboli erano la scopa e il gatto, strumenti di pulizia (la scopa per eliminare rifiuti e il gatto per tener lontani i roditori portatori di malattie), condizione indispensabile per chi fa della salute il proprio impegno.

Nel Galles ottocentesco, invece, si pensava che i gatti fossero dotati di poteri magici e che trattarli bene avrebbero garantito molti privilegi. Non possedere un gatto era considerato fonte di sfortuna.
In Scozia si crede ancora che i gatti possano guarire dalla cecità e la cura tradizionale giapponese per i crampi allo stomaco era tenere un gatto caldo sul ventre.

 
Nella marina britannica la presenza a bordo di gatti fu obbligatoria fino al 1975.
Le navi britanniche accoglievano gatti, come risulta da molte fotografie... ma la tradizione risale al tempo dei fenici, quando i gatti erano una presenza immancabile sulle navi (in onore di Iside, la dea protettrice di navi e marinai che aveva inventato la vela).
 

Il gatto era considerato dai marinai lo spirito guardiano del vascello: se rimaneva a bordo, la nave era sicura, se l'abbandonava era destinata al naufragio.

In Turchia, ancora oggi, si ritiene che il gatto dei desideri, quello cioè capace di realizzare i desideri che gli vengono espressi esista. La leggenda dice che per veder esaudito un proprio desiderio si debba trovare tale gatto e convincerlo ad accoccolarcisi in grembo. Quindi bisognerebbe sussurrargli all'orecchio il desiderio e poi offrirgli molte leccornie e coccole. A questo punto, se il gatto avrà dimostrato di gradire le nostre offerte il desiderio si realizzerà. Questo può succedere ovviamente solo se il gatto è davvero un gatto dei desideri. Purtroppo è impossibile sapere se un gatto abbia davvero questi poteri, poiché è ritenuto un atto foriero di cattiva sorte rivelare ad altri che il proprio desiderio è stato soddisfatto.

Naturalmente fare del male a un gatto non porta fortuna: in Calabria affermavano che chi uccideva un gatto sarebbe stato costretto a vagare per il mondo per sette lunghi anni. Analogamente in Sicilia si dice che chi uccide un gatto subirà sventure per sette anni. (Cattabiani).

In Araldica il gatto è simbolo di libertà, perché non ama stare rinchiuso, sa provvedere da solo alle sue necessità cacciando il cibo, è furbo, intelligente e sagace.




Il GATTO: NATURA E MAGIA



















 

La magia del gatto è la straordinaria e sorprendente capacità di affascinare, di farsi amare, di coinvolgere e di imporsi nel mondo degli uomini. Il gatto è il simbolo vivente della bellezza, dell'invincibilità, della meraviglia, dell'orgoglio, della libertà, dell'autosufficienza, della squisita individualità e del godersi le cose piacevoli. Attraverso i suoi occhi di profondo osservatore e critico imparziale, egli intuisce profondamente ed accetta con indifferenza vizi e virtù del suo amico umano.
Non giudica mai ed è meno che mai un moralista, ma semmai un complice nella buona e nella cattiva sorte. Non è un compagno passivo, però. L'arrivo di un gatto nella vita di un uomo ha significato sempre una svolta sia a livello esistenziale, sia creativo.
Perché un gatto è una presenza magica, sempre, nella nostra vita.

Il gatto ha una struttura scheletrica estremamente flessibile, che gli consente una notevolissima agilità, velocità, capacità acrobatiche e l'abilità di insinuarsi tra oggetti in bilico senza creare danni.
Il collo e le spalle sono forti, per la loro funzione vitale di colpire le prede. Le dita ovattate da morbidi cuscinetti rendono il passo del gatto felpato e silenzioso. La camminata, con il movimento sincronizzato delle due zampe dello stesso lato, è chiamata ambio.
Una delle sue particolarità più simpatiche è la capacità di fare le fusa quando è soddisfatto. Le fusa sono una caratteristica vibrazione prodotta forse dalle false corde vocali (due foglietti membranosi situati nella laringe), oppure da contrazioni sfasate della laringe e del diaframma, oppure da turbolenze nel flusso sanguigno della vena cava principale che riporta il sangue al cuore... le teorie sono diverse ed anche in questo la natura felina è misteriosa.

Come tutti i cacciatori a quattro zampe, il gatto può avanzare come un rettile con l'addome raso terra, trascinando adagio il treno posteriore per calcolare alla perfezione la forza da imprimere al balzo fulmineo sulla preda. Le abilità crescono con lui: già all'età di due mesi il gattino si inerpica sulle tende, le corde, i ripiani: maggior lentezza ha l'oggetto del gioco, tanto più vigile sarà l'attenzione e la soddisfazione.

Molti gatti riescono, senza grosse difficoltà, ad aprire porte e girare chiavistelli oppure a pescare, vincendo la propria natura refrattaria all'acqua.
Ma la caratteristica più notevole del gatto è quella di godere della tranquillità e dell'ozio: pur essendo una vera macchina da guerra, abilissimo nella caccia, scattante, allegro e salterino, il gatto non rinuncia mai a un pisolino nell'angolo più comodo e caldo che riesce a trovare.

Il gatto si presenta come un radar vivente: nulla sfugge alla sua percezione. Le vibrisse (i baffi), le sopracciglia e i peli, la vista acuta e l'udito sviluppatissimo sono i sensori tattili, percettori sensibili che fanno del gatto un animale in costante comunicazione con ciò che lo circonda. Anche i cuscinetti del gatto sono dotati di percettori sensoriali e l'occhio "telescopico" gli consente di valutare con precisione le distanze oltre che di vedere bene in condizioni di luminosità più che esigue.

L'orecchio interno è l'autore del miracolo che gli consente di atterrare sempre sulle quattro zampe, dopo un volo in caduta libera: nell'orecchio, infatti, si trovano delle ciglia sulle quali pesano cristalli di carbonato di calcio che forniscono informazioni sull'equilibrio verticale (un pò come la "bolla" usata dai muratori). Le ciglia interne all'orecchio crescono nei canali semicircolari e segnalano all'animale la direzione e l'accelerazione di un movimento in ogni senso, contribuendo a mantenere l'equilibrio (che i gatti affetti da otite perdono).
Il gatto è tanto abile a salire quanto in difficoltà a scendere da altezze eccessive: i suoi artigli, purtroppo, non lo aiutano nella discesa.

Chiunque viva con un gatto non ha alcuna difficoltà a riconoscere le sue facoltà psichiche ed extrasensoriali.
I gatti, spesso, sono portatori di messaggi e presagi; medium e veggenti sono i primi a riconoscere in loro una capacità soprannaturale di percezione ed empatia, tale da indurli ad averli sempre al loro fianco come compagni fidati ed utilizzarli come mezzi di collegamento tra ciò che è visibile e ciò che non lo è.
In molte culture ai gatti viene riconosciuta la capacità di vedere e percepire l’invisibile, spiriti e fantasmi inclusi. Gli improvvisi scatti di gioco verso presenze invisibili, che spesso vengono spiegati con la presenza di moscerini o insetti a noi impercettibili, sono invece la manifestazione più emblematica di questo misterioso potere.

Alcune dottrine antroposofiche spiegano che molti animali e i gatti in particolare, possiedono la capacità di vedere l’aura che circonda gli esseri umani, il corpo sottile ovvero i colori che circondano una persona e che sono lo specchio dei suoi stati d’animo, delle sue paure e convinzioni, del suo stato emotivo e fisico. Questo spiega come spesso gli animali siano diffidenti nei confronti di alcune persone mentre si dimostrano amichevoli e ben disposti nei confronti di altre.

Spesso i gatti sono in grado di percepire l'imminenza della morte. Vi fu un gatto su cui i riflettori di mezzo mondo si posarono per diverso tempo: nella clinica Steere House, negli Stati Uniti, una clinica per anziani con malattie degenerative, il gatto Oscar era solito raggomitolarsi sul petto dei pazienti che, inevitabilmente, sarebbero da lì a poco passati a miglior vita. Oscar non sbagliava mai. Ci si chiese se Oscar riuscisse ad annusare misteriose sostanze chimiche che sarebbero rilasciate dalle persone poco prima di morire o se fosse più "osservatore" dei medici, ma nessuna spiegazione scientifica fu trovata.
In verità i gatti possiedono delle capacità di percezione che superano di gran lunga quelle umane: il confine tra scienza e magia viene in questo modo oltrepassato.

Rupert Sheldrake, autore e biologo inglese, ha dedicato molto tempo allo studio delle super-capacità animali, raccogliendo le sue osservazioni in un libro intitolato I poteri straordinari degli animali. Cani telepatici, gatti che prevedono i terremoti, tartarughe che ritrovano la strada: Sheldrake ha raccolto numerose testimonianze relative ai prodigiosi eventi che vedono protagonisti animali. Tra le molte ricerche, uno studio particolare lo ha dedicato alla telepatia descrivendo situazioni in cui i gatti hanno previsto anticipatamente il ritorno a casa del proprio padrone o situazioni di pericolo o hanno colto con il pensiero la chiamata a distanza del padrone, senza la possibilità di poterla sentire con le orecchie fisiche. È piuttosto abituale, infatti, per chi ha un gatto in casa, trovarlo ad attendere davanti alla porta. La natura gli ha regalato una capacità percettiva tale da sentire l’arrivo o la presenza di una persona cara, soprattutto se con la stessa si è instaurato un profondo legame di affetto. E se in questo legame gli scienziati vedono spruzzi ormonali ed olfatto a lunga gittata, poco importa: non è la causa che conta...

I gatti sono inoltre dotati di un orientamento straordinario: tra le notizie giornalistiche in cui vengono raccontati episodi di animali che, allontanati per varie cause dalla loro dimora o dal loro padrone, riescono a ritrovare la strada di casa anche dopo anni di ricerche e di viaggi pericolosi, i gatti sono i capolista. Esaminando casi di gatti che riuscirono a tornare dove volevano, si nota che spesso la distanza che ostacolava quel desiderio era immensa; poco valore hanno avuto l’olfatto o la memoria visiva dei luoghi che hanno attraversato... infatti in molti casi era impossibile prendere coscienza degli spazi percorsi, ad esempio nel caso di viaggi aerei o in auto. Per non parlar del fatto che per tornare a casa, molti hanno scelto strade totalmente diverse da quelle percorse all’andata. È come se avessero una mappa magnetica nella testa, un radar perennemente in funzionamento, in grado di guidare i loro passi in situazioni critiche.

La più riconosciuta capacità extrasensoriale di alcuni animali, gatti inclusi, è quella che riguarda la previsione dei terremoti. Le testimonianze sono molte e risalgono addirittura all’antichità, in cui nei racconti di passati eventi sismici veniva sempre messo in risalto l’elemento di previsione da parte degli animali, che proprio con un largo anticipo rispetto alla catastrofe, cominciavano a comportarsi in maniera strana, agitandosi oltremodo o il più delle volte mostrando un forte desiderio di abbandonare la casa del padrone per fuggire lontano, un po’ per salvarsi il pelo e un po’ per avvisare gli uomini che in quel luogo non era più il caso di rimanere. Leggenda popolare, studio scientifico, verità dimostrata: i gatti, possono essere anche dei salvavita.



 




















Il GATTO NERO











 

Fortunatamente la credenza che il gatto nero porti sfortuna NON è diffusa in tutto il mondo.
Il colore nero ha una duplice valenza: nella mentalità occidentale viene visto in maniera sostanzialmente negativa, in quanto legato al buio delle tenebre, alla morte, al lutto, all'ignoto ma in altre culture ha valenze positive: è il colore del vuoto primordiale, del principio, dell'assoluto che racchiude le potenzialità che precedono la creazione del mondo, quindi della creatività latente.

Per le popolazioni classiche (egizi, greci e romani) era semplicemente il colore della notte con la Luna e le stelle. Era una delle tonalità preferite da Iside, la dea della buona sorte dall'anima felina, e, di conseguenza, il gatto nero era il più sacro per suoi devoti.
Il nero era anche il colore del limo portatore di fertilità e rinnovamento, quindi era simbolo di rinascita e rigenerazione. Era collegato alla morte anche per gli egiziani, ma in senso positivo: infatti era il colore dell'aldilà, dove il defunto subiva le trasformazioni che gli avrebbero conferito la vita eterna. Osiride signore dell'Oltretomba era chiamato anche Il Nero.

Il nero, se indossato, assicura una certa inaccessibilità, una sorta di barriera protettiva. È il colore usato dalle streghe per la sua capacità di ostacolare, assorbire e neutralizzare energie negative.

Occorre fare però una distinzione fra il nero opaco, che è associato spesso a sensazioni negative (ad esempio il colore del lutto è opaco), e il nero lucido. Quest'ultimo ci trasmette sensazioni positive: è brillante, elegante, sensuale.
Il gatto nero se in buona salute ha un pelo lucidissimo che riflette la luce.

Il Galles e la Cornovaglia in Gran Bretagna sono le zone in cui il gatto di colore nero è particolarmente amato e considerato fonte di fortuna ed è anche di buon auspicio per i matrimoni. Ci sono tanti detti e credenze, risalenti perlopiù al Galles ottocentesco, che lo testimoniano:

Bacia il gatto nero
E ti farà grasso;
Bacia il gatto bianco
E ti farà magro.


Qui addirittura è il gatto bianco con il suo aspetto spettrale a portare jella... per una volta!

È segno di buona fortuna se un gatto nero e sconosciuto entra in casa di chicchessia
mentre se un gatto nero viene perduto, mille guai capiteranno alla famiglia.

E' buona cosa che un gatto nero entri in casa tua: per nessuna ragione deve essere scacciato.

Quando il gatto di casa è nero
la ragazza senza amore non resterà davvero.

Non c'è da meravigliarsi se le ragazze di York si maritano così presto, tutti sanno che cosa può fare un buon gatto nero.


Originaria del sud della Francia - ma diffusa anche in Inghilterra - è l'antica leggenda del Matagot. Il Matagot era uno spirito che prendeva la forma di un gatto randagio di colore nero e che vagava in cerca di padrone. Questo gatto poteva portare tanta fortuna ma bisognava trattarlo molto bene. La leggenda diceva che per propiziarselo bisognava offrirgli del pollo arrosto e poi farlo entrare in casa. Se il Matagot riceveva il primo boccone di cibo proveniente dalla stesso piatto del padrone ad ogni pasto, avrebbe fatto apparire delle monete d'oro ogni mattina.

I gatti neri erano considerati più efficaci, rispetto agli altri gatti, nel trattamento delle malattie e per proteggere dalle affezioni tutta la famiglia.

Una notizia sensazionale è apparsa nel marzo del 2003: "I gatti neri vengono riabilitati: se in passato erano ritenuti portatori di sfortuna oggi potrebbero aiutare la ricerca medica" è quanto affermava uno studio pubblicato sulla rivista Science "Un'équipe di ricercatori dell'Istituto Nazionale per i Tumori del Maryland ha studiato le mutazioni genetiche che conferiscono il mantello nero a diverse specie di gatti. Alcune di queste mutazioni si trovano nei geni che, negli umani, sono legati a malattie come l'Aids. Il dottor Stephen O'Brien, Eduardo Eizirik e gli altri ricercatori hanno studiato il DNA dei felini neri non per pura curiosità ma perché convinti che spesso questi geni conferiscono all'animale maggiori protezioni contro le malattie".


 











 

17 FEBBRAIO: la FESTA DEL GATTO!

 
Nel 1990 la redazione della rivista Tuttogatto lanciò un concorso nazionale per stabilire una data da dedicare ai gatti. I lettori si scatenarono nel sottoporre le loro idee e scelsero il giorno 17 febbraio: una data che rispecchia in pieno l’essenza dei nostri a-mici felini: il 17 in numerologia è legato alla magia e alla scaramanzia, e fin dalla notte dei tempi al gatto si attribuiscono qualità magiche... il 17 è un numero fortunato: nei paesi nordici il numero 17 è un porta-fortuna così come i gatti sono porta-fortuna... febbraio perché l’astrologia lo pone sotto il segno dell’Acquario, Febbraio è anche il mese di Urano pianeta dominante del genio e degli spiriti liberi, anticonformisti... cioè i gatti!
 




altre notizie interessanti su bast e I GATTI
Bastet, la Dea Gatto su www.tempiodellaninfa.net
http://deprofundisclamavi.splinder.com/post/19394686




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© 2009 Ricerca di Maria Giusi Ricotti

Pubblicato il
31 gennaio 2009


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L'AUTRICE

Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista, nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna, dove vive con la sua famiglia e lavora.

È fondatrice di Il Calderone Magico che è - oltre che un sito web ed una mailing list di spiritualità femminile - un laboratorio artigiano nel centro storico di Cagliari.

mariagiusi@ilcalderonemagico.it
http://it.groups.yahoo.com/group/ilcalderonemagico
Il Calderone Magico - laboratorio - Corso Vittorio Emanuele 349/351, Cagliari



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http://www.esonet.org/Miti/Dettaglio.aspx?codice=703&sezione=7
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http://gianruggeromanzoni.wordpress.com/category/magie/page/6
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http://www.xanga.com/Goddess_of_the_Mist





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