TARA
Testo e ricerca di Maria Giusi Ricotti

 

La principessa Saggezza di Luna, divenne Tara (in tibetano Dölma): stella, salvatrice e liberatrice, Buddha in forma femminile, nonostante gli ostacoli delle convenzioni e delle regole monastiche. Con i monaci, usò l'argomento della saggezza, perché voleva essere donna ed essere Buddha.

Tara, considerata la madre di tutti i Buddha, rappresenta l’energia femminile.
Adottata dall’induismo e dal buddismo solo molto tempo dopo la morte del Buddha storico,Tara compare nel jainismo e specialmente, nel lamaismo tibetano, come complesso delle manifestazioni di dea del misticismo, creatrice, protettrice di tutti gli esseri che attraversano il mare della vita.

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Come Tara Verde è la funzione “natura/relativa”. Come Tara Grande, lei è “la creatrice e la madre suprema di tutti i buddha e bodhisattva”. Come Tara Bianca, è personificazione della pietà del bodhisattva Avalokiteswara (la cui umana incarnazione è il Dalai Lama) ed è considerata la sua controparte femminile.
Molti rifugiati dopo l'occupazione del Tibet dagli eserciti cinesi hanno raccontato le numerose apparizioni di Tara Verde che li ha protetti durante la tortura ed ha guidato il loro volo alla libertà.

La radice sanscrita “tr” significa “fare, attraversare”, quindi Tara è “colei che fa attraversare, colei che fa giungere all’altra riva”, al di là dell’oceano delle esistenze. Tara quindi ci accompagna nel ciclo esistenziale, superando tutti gli stati condizionati dell’esistenza. Lei troneggia nella purezza e nel chiarore sulla cima più alta della terra e porta gli uomini al di fuori del buio e del pregiudizio.

Tara significa “stella” ma anche “pupilla”. Gli occhi e in particolare le pupille sono le stelle che illuminano l’oscurità, rivelano i segreti, creano contatto ma fungono anche da barriera. Nel culto tantrico della Dea Tara, gli occhi sono alla base di tutte le meditazioni e i riti.

Venerata come protettrice da tutti i pericoli, rappresenta l'energia attiva della compassione, ma questa singola abusata descrizione è molto limitativa rispetto alla sfaccettatura della sua personalità. Ad esempio, Tara, in una delle sue molte manifestazioni, Bhrkuti, è pure divinità irata, che esprime le qualità terribili del femminile. Temibile per la sua estrema energia, sempre sconvolgente per l'uomo, la sua forza trasformatrice crea nuove possibilità vitali.

Tara governa il mondo ctonio, la terra ed il cielo, la nascita, la morte e la rigenerazione, l'amore e la guerra, le stagioni, i cicli della luna, la creazione. Come una stella che consuma in perpetuo la propria energia, Tara rappresenta i desideri senza fine che alimentano il ciclo della vita.

Una versione della dea Tara esiste virtualmente ogni cultura. Effettivamente, in Tibet si dice che Tara ammette molteplici forme sulla terra poichè ci sono molteplici esigenze di molteplici genti.
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I celti hanno denominato Tara una collina di terra energeticamente collegata ad altri mondi, luogo sacro e sepoltura di re. Il suo nome potrebbe essere la radice di “Tor”, collina sacra di Avalon. Inoltre c’è l'eco del suo nome nella parola latina Terra, un collegamento fra la dea ed il concetto di "terra di madre".
In america del sud è conosciuta come l’antica dea Tarahumara, la madre.
La dea babilonese Ishtar, è provenuta dal cielo ed ha insegnato alla sua gente la saggezza e i cicli della vita. La stessa parola inglese per stella “star” risuona con il nome della dea.
I nativi americani Cheyenne riveriscono la Donna Stella “Star woman” che è anch’essa caduta dal cielo e il cui il corpo si è trasformato nella terra che fornisce supporto e nutrimento

Tara, in oriente è associata con Kwan Yin, la dea cinese della pietà.

Tara è anche la manifestazione dello stato puro dell’elemento aria, dalla cui natura, che è movimento, sorge l’energia. Tutti i movimenti e cambiamenti del mondo sono creati dalla motilità, cioè dalla capacità di movimento.
Tara rappresenta la funzione della compassione, che è l’energia, l’aspetto attivo, di tutti gli Illuminati. Come tale è di color verde. Nel buddismo ogni colore rappresenta un particolare tipo di attività mediante cui un buddha opera la sua missione salvifica: sono le attività di pacificazione (simboleggiate dal colore bianco), di accrescimento (giallo), di dominio (rosso) e di distruzione (blu). Il verde rappresenta l'intera gamma delle attività virtuose ed illuminate di tutti i buddha. Tara, in senso segreto, è quindi la trasformazione, la perfezione ultima: in altre parole, è l’elemento sottile “aria” dello stato di Illuminazione.

I miti

Tara, una determinazione sorprendente
In tempi remoti, in un altro sistema solare chiamato Visvaprabha “Luci Variegate”, di molto precedente il nostro attuale universo, viveva il buddha Dundubhi-svara “Suono di Tamburo”. Un suo discepolo era il sovrano di quel pianeta e sua figlia era la principessa Jnana-candra “Luna di Saggezza”, che nutriva profonda e particolare devozione per la dottrina di quel buddha.
Per centinaia di migliaia di miriadi di anni, lungo una sconfinata serie di successive rinascite, essa si applicò ai suoi insegnamenti e fece, ogni giorno, un’enorme quantità di offerte alla comunità dei suoi monaci. Alla fine, sorse in lei la determinazione di diventare un buddha: decise quindi di prendere i voti di bodhisattva alla presenza di Dundubhi-svara generando “bodhicitta” (è l’intenzione risoluta di realizzare lo stato di buddha, non solo a proprio vantaggio, ma allo scopo di liberare tutti gli esseri dal samsara. In virtù del “bodhicitta” si diventa “bodhisattva”, cioé un essere proteso verso l’Illuminazione).
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Riconoscendo il suo grande potenziale spirituale, i monaci si rallegrarono assai di questa decisione e le consigliarono di pregare per ottenere, in una vita futura, un corpo maschile (divenendo così un grande maestro), poiché era convinzione che per arrivare all’Illuminazione fosse necessaria l’ordinazione monastica e la rinascita come maschio.
Si dice che ne nacque una discussione.
Alla fine, la principessa - un po’ rattristata per la loro ristrettezza mentale e dando prova di profonda intuizione della realtà ultima dei fenomeni - rispose: “In questa vostra affermazione non c’è saggezza. A livello di verità assoluta non esiste rinascita, perché non c’è in realtà alcun individuo auto-esistente che possa rinascere. E anche queste definizioni e concetti dualistici di “maschio” e “femmina” sono erronei: solo gli stolti legati alle cose del mondo cadono in questa illusione perché la natura ultima dei fenomeni è la Vacuità.”
Detto ciò, formulò un ulteriore voto: “In verità, molti sono coloro che desiderano l’Illuminazione puntando sulla rinascita come uomini ed in passato ci sono stati molti buddha che divennero tali sotto forma di uomo, mentre nessuno lo fu finora sotto forma di donna e nessuno operò per il bene degli esseri senzienti sotto un aspetto femminile; per cui prendo l’impegno di diventare io stessa un buddha dall’aspetto femminile: senza sosta lavorerò, come donna, per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.”

In seguito, per milioni di anni, essa rimase al palazzo reale di suo padre, dove visse correttamente, sottomettendo le emozioni perturbatrici e godendo dei beni e delle situazioni della vita, ma senza esserne coinvolta. Meditando in uno stato di profonda concentrazione e presenza mentale, focalizzata sulla Vacuità, giunse al riconoscimento che tutte le cose, le persone e gli eventi sono “non-prodotti”. Grazie poi a tale realizzazione raggiunse la chiaroveggenza, il potere di guarire e la capacità di porre centinaia di migliaia di miriadi di esseri sul Sentiero spirituale, liberandoli dalla loro mentalità mondana.


In altre parole, la sua pratica le permise di realizzare la verità ultima e di raggiungere uno stato di concentrazione particolare detto “Samadhi” (che libera tutti gli esseri)

Tara, eroina pronta e veloce
In un’altra era cosmica, Vibuddha-vistara, Tara rinacque nel reame del buddha Amoghasiddhi e davanti a lui fece un altro voto: non solo di manifestarsi come liberatrice, ma anche di distruggere le interferenze di ogni genere.
In altri termini, si impegnò a proteggere dai pericoli, dalle paure e dai demoni tutti gli esseri che popolano gli infiniti mondi nelle dieci direzioni dello spazio: per cui entrò in un altro stato di concentrazione speciale, detto “il samadhi che vince completamente i demoni”. In tal modo, ogni giorno essa potè indurre nello stato meditativo centinaia di migliaia di miriadi di esseri senzienti, liberandoli dalle varie paure interiori ed esteriori; allo stesso modo, ogni notte convertì una uguale quantità di demoni liberando l’universo dalla loro influenza. Fece così, di nuovo, il bene di numerosissimi esseri, accorrendo in loro aiuto appena invocata. A causa della rapidità della sua attività, essa fu allora nota col nome di “Tura” (pronta o veloce) e “Vira” (eroina o coraggiosa).
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Tara, ansiolitica
Più tardi, nell’era cosmica chiamata Asanga (Assenza di ostacoli), visse un monaco di nome Vimalaprabhasa (Luce immacolata), che ricevette - da tutti i buddha delle dieci direzioni dello spazio - delle iniziazioni mediante raggi di luce e diventò Avalokitesvara. Quindi, per il potere di tali iniziazioni, dal suo cuore si emanarono due tipi di luce (compassione e saggezza) e dal loro compenetrarsi - alla maniera di un padre e di una madre in unione - si è manifestata la forma di Tara: cioè, per effetto di queste due energie iniziatorie, dal cuore di Avalokitesvara è apparsa Tara, come un germoglio spunta dal loto. Essa ha poi fatto la promessa e assunto l’impegno di assisterlo ed aiutarlo a compiere il bene degli esseri senzienti, proteggendoli dalle paure.


Tara, tantrica
Durante l’era cosmica detta Mahabhadra (Molto fortunato) Tara predicò il tantra.
(Tantra = da tan, tessere, indica la trama dell’Universo in cui i principi e le energie costituenti s’intrecciano con il vissuto individuale. Secondo la filosofia tantrica, l’autorealizzazione e la liberazione derivano da un uso creativo della realtà fenomenica, piuttosto che dalla rinuncia ad essa).


Tara, lacrima di compassione
Quanto riportato finora si riferisce ad avvenimenti accaduti in ere cosmiche precedenti all’attuale, in un passato senza inizio. Ma nella nostra era cosmica la sua manifestazione è legata ad Avalokitesvara, il bodhisattva che ha preso il voto di liberare tutti gli esseri dalla sofferenza.
Un giorno Avalokitesvara pensò che il “samsara” fosse finalmente finito, ma poi si accorse che in realtà esso continuava e gli esseri soffrivano ancora: per la compassione dai suoi occhi caddero in terra due lacrime. Da quella caduta dall’occhio destro spuntò un fiore di loto da cui nacque Tara, dalla lacrima di sinistra un fiore di loto da cui sorse Bhrkuti (che è un aspetto irato di Tara). Secondo un’altra versione, dalle due lacrime nacquero Tara Bianca e Tara Verde.
Le due dee gli dissero che l’avrebbero aiutato a portare a compimento il suo desiderio di sollievo e di salvezza degli esseri senzienti. Così Tara continua a manifestarsi per il bene degli esseri: per aiutarli e proteggerli, per suscitare ed alimentare la fede nei devoti, essa manifesta varie forme differenti.
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Tara, madre dei Buddha
Poi, durante l’era cosmica detta Asanka, avendo ricevuto l’iniziazione da tutti i buddha delle dieci direzioni dello spazio (cioè, avendo raggiunto l’apice della perfezione spirituale), divenne la “Madre che dà vita a tutti i buddha”. Essa è infatti la saggezza che produce l’illuminata consapevolezza di un buddha, eliminando l’ottusità emotiva ed intellettuale.


L’iconografia
Le più antiche immagini la mostrano come componente di una triade: Avalokitesvara è al centro, con Tara alla sua destra (rappresentante la sua compassione) e la sorella di lei, la dea Bhrkuti, alla sua sinistra (rappresentante la sua saggezza). Poiché la compassione è il principale attributo di Avalokitesvara, Tara fu di gran lunga la più importante delle due dee.
Ci sono ventuno differenti manifestazioni di Tara (1), di diverso colore, le più conosciute sono "Tara Verde" e "Tara Bianca".
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Tara Bianca si riconosce dal colore, dagli occhi sulle palme delle sue mani, inoltre siede su un fiore di loto. A volte ha sette occhi così da poter vedere chi ha bisogno del Suo aiuto dovunque e in ogni momento e vedere oltre il velo mortale dentro l'eternità.
Con la mano destra, aperta in basso, concede realizzazione ai praticanti ed esaudisce i desideri dei devoti, mentre con la sinistra regge un fiore di loto simbolo della purezza. La parte superiore del corpo è avvolta in una seta bianca, la parte inferiore in una veste di cinque colori. E’ ornata con vari gioielli, splendide perle, loti; i capelli ben pettinati sono in parte legati sulla testa e in parte ricadono. Siede a gambe incrociate, la schiena appoggiata alla luna.

Tara Verde siede con una gamba sporgente per indicare che è sempre pronta ad alzarsi per venire in aiuto di tutti gli esseri.
I suoi animali sono la scrofa, la cavalla, il gufo e il corvo. E’ anche la dea leonessa tibetana.
Sotto l'influenza del lamaismo tibetano le forme differenti di Tara si sono moltiplicate fino al numero simbolico tradizionale 108.
Pare che in Nepal avvenga un fenomeno straordinario: la comparsa di "sculture spontanee", cioè raffigurazioni di Tara che - senza intervento umano - sono apparse da sole su una parete rocciosa e continuano, anche ai giorni nostri, a migliorarsi in definizione.


L’invocazione

Tara ha la qualità specifica di agire con rapidità per aiutare amorevolmente chi ha bisogno. Questo suo agire assume due aspetti: la compassione e la saggezza. In qualsiasi difficoltà o circostanza pericolosa, anche in quelle in cui non c’è neppure il tempo di recitare il suo mantra, il devoto deve solo pensare a lei, e lei sarà lì a soccorrerlo tempestivamente con compassione.
Oltre che per la compassione Tara viene invocata per le sue capacità protettive; tradizionalmente ci sono sedici “paure” (corrispondenti ad altrettante categorie di pericoli reali o metaforici) che lei è in grado di dissipare subitaneamente:

la paura dei leoni (chi/cosa è più forte di noi),
la paura degli elefanti (chi/cosa ci può schiacciare),
la paura del fuoco (che ci scotta),
la paura dei banditi (le male azioni),
la paura dei serpenti velenosi (la maldicenza, la scorrettezza),
la paura della prigionia (anche metaforica),
la paura delle onde dell’oceano (ciò che ci può travolgere),
la paura dei cannibali (chi/cosa ci divora o ci risucchia energia),
la paura della lebbra (cadere nella malattia, degenerare),
la paura dei malefici inflitti dai messaggeri di Indra
(paura dei “demoni”, delle allucinazioni, della confusione mentale, della pazzia propria e altrui),
paura della povertà (non c’è bisogno di spiegazione),
paura di separarsi dagli amici (la solitudine dello spirito),
paura della punizione del Re (quando la legge è tiranna, quando abbiamo un tiranno in casa),
paura della pioggia di meteoriti (paura dell’ignoto, dell’inaspettato e dell’incontrollabile)
e, infine, la paura delle disgrazie,
 
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Tantra
Nell'induismo il successo del viaggio della vita umana consiste in quattro cose da realizzare il meglio possibile: la virtù, la ricchezza, l'amore e la vita spirituale. La virtù e il successo materiale legano al mondo, mentre l'amore e la vita spirituale fanno uscire fuori dai legami del mondo e sono l'immagine l'uno dell'altra. Nel senso che la beatitudine divina è in un rapporto di consonanza con l'estasi che si sperimenta nell'atto d'unione. E’ nella bellezza dei corpi e nell'intensità dell'amore che si e più vicini alla felicità e allo stato divino. Il sesso che più avvicina al divino non è quello matrimoniale, ma l'amore libero non vincolato ai doveri sociali di casta e alla riproduzione.



L'amore è dove ognuno/ognuna, prova la beatitudine più grande. Il matrimonio, al contrario, è più vicino alla società e agli obblighi sociali.
Negare il sesso e il desiderio sessuale significa restarne schiavi.


Il Tutto si dualizza, un solo Principio diventa due Principi e ciascuno è tale per l'altro. La polarità dell'archetipo primordiale, corrisponde al gioco stesso del cosmo. Ogni essere è androgino, nel senso che sul piano creato non esiste alcun elemento che non partecipi dei due principi, che non sia cioè una mescolanza di mascolinità e di femminilità. Tutte le cellule del nostro corpo sono formate da elementi positivi e negativi, che ci costituiscono come per una differenza di potenziale, un campo vibrante di potenzialità a diversi livelli. Le donne di conoscenza venerano in se stesse gli stessi simboli dell'uomo.

Le forme degli organi sessuali che differenziano il maschio dalla femmina sono senz'altro simboli. Ma lo sono per la loro stessa natura. E’ proprio tale forma a rivelarci un aspetto fondamentale della natura del mondo e della Persona Cosmica. L'unione dei sessi è l'espressione vivente della natura vibrante e beata nell'Essere. Riflettendo sull'unione sessuale, questa ci rivela il segreto della natura divina. Tutte le forme di tale unione, tutte le posizioni in cui si può praticare, tutte le varianti hanno un senso profondo e magico, che di fatto corrisponde alle diverse potenzialità del creato. Il divino è manifesto in ogni atto di procreazione, in ogni creazione, in ogni forma di piacere e nell'intensità di ogni forma di voluttà. L'ascetismo sia dell'uomo sia della donna non portano nè al divino nè alla saggezza, ma alla crudeltà e all'ipocrisia. L'importante è comprendere le ragioni profonde del vivente, del mondo e del divino, che si manifestano nel piacere dei corpi vivi, e non nell'astrazione di qualche spiritualità separata dal mondo così com'è e dal vivente.
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Il sesso è un'esperienza che ci “segna” e ci aiuta a capire valori superiori. La liberazione non è possibile per coloro che non hanno pienamente realizzato, nei modi e nei tempi più opportuni, la loro felicità umana, i piaceri dei sensi.
La virtù concerne la realizzazione di sé sul piano individuale, mentre il successo materiale e la prosperità concernono la realizzazione di sé sul piano sociale, e l'erotismo la realizzazione di sé sul piano sensoriale, tramite il quale si rende possibile la liberazione.
Lo shivaismo rappresenta un movimento controcorrente, uno sforzo per un modo di vivere più libero e più felice, in un reale più largo. In tale ambito il Sesso non viene considerato nè un dovere nè un semplice divertimento. E questo lo si può comprendere quando, nel corso della nostra breve esistenza, si fa l'amore considerando la natura ultramondana e spirituale di tale divina esperienza.
Separare l'estasi dal corpo vivente è una forma di autoinganno. Proprio separando il corpo dallo spirito numerosi cristiani hanno perso il senso del divino nel mondo. Persuasi da una semplicistica metafisica estroversa, credono che Dio sia una persona separata dal mondo e dal Fuoco per il quale si creano, si distruggono o s'illuminano i mondi. Chi invece cerca di comprendere che non siamo separati dalle radici del reale e percepisce l'immensa e segreta presenza del divino, lo trova in ogni alito, in ogni fremito amoroso e in ogni atto della vita.
La nudità rituale ha un valore mistico intrinseco: se, davanti alla nudità, non si scopre nel proprio essere più profondo la stessa profonda emozione che si prova di fronte al Mistero cosmico - il rito non ha valore, c'è soltanto un atto profano.


La compagna del rito diviene una Dea, così come il compagno incarna il Dio. L'iconografia tantrica delle coppie divine (in tibetano: yab-yam) costituisce un modello esemplare.

L'unione sessuale si trasforma in un rituale con il quale la coppia umana diviene una coppia divina. Nel tantra durante il compimento del rito (maithuna), lo yogin considera la yogini, sua compagna e sua amante, come sostituto ed essenza stessa di Tara, unica fonte di gioia e di riposo. L'amante sintetizza tutta la natura femminile che reclama l'amore, l'officiante riconosce la voce della Dea.
Questa è per le scuole tantriche, la strada della salvezza: è possibile spiegare il maithuna, unione di loto e di folgore, come la realizzazione dello stato della vacuità. L'unione ha luogo tra due "dèi". Il gioco erotico si realizza su un piano transfisiologico. Durante il maithuna l’uomo e la donna incorporano una "condizione divina", in quanto non solo sperimentano la beatitudine, ma possono contemplare direttamente la realtà ultima.

I testi tantrici ripetono spesso questa massima: "Con i medesimi atti che fanno bruciare alcuni uomini all'Inferno per migliaia di anni, gli yogin ottengono la salvezza eterna". Le pratiche "alla cinese" vengono raccomandate in molti Tantra buddisti. Il saggio Vasistha, figlio di Brahma, andò ad interrogare Vishnu, sotto l'aspetto del Buddha, sui riti della dea Tara. "Egli penetra nel grande paese della Cina e scorge il Buddha circondato da un migliaio di amanti in estasi erotica. La sorpresa del saggio rasenta lo scandalo. "Ecco delle pratiche contrarie ai Veda!" esclama. Ma una voce che attraversa l'aria corregge il suo errore: "Se tu vuoi - dice la voce - conquistare il favore di Tara, devi adorarmi con queste pratiche cinesi!" Egli si avvicina al Buddha e raccoglie dalle sue labbra questa inattesa lezione: "Le donne sono gli dei, le donne sono la vita, le donne sono l'ornamento. Nel pensiero, siate sempre in mezzo alle donne!"
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Tutti questi aspetti vanno al di là del maithuna propriamente detto e si inquadrano nel grande movimento di devozione per la "Donna Divina" che domina, a partire dai secoli VII e VIII, l'India intera. Un altro testo tantrico cinese racconta di una donna, Yen-chu, che si dava indistintamente a tutti gli uomini che incontrava. Ciò scandalizzava i benpensanti ma alla sua morte si scopre che era un celebre Bodhisattva, il quale anche così aveva voluto esercitare la sua misericordia.

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La devozione, la meditazione
In Tara emerge uno sfondo archetipico, il femminile oscuro, arcaico e potente, che nella società patriarcale è stato depotenziato e controllato, ma che vive nel profondo di ogni donna.
Tara, proprio in quei momenti in cui l’equilibrio di maschile e femminile risulta disturbato dall'evidenza dell'azione “maschile” e dalla violenza che genera violenza (come nel momento di crisi che stiamo attraversando), ci impone di riflettere sulle qualità del femminile e del maschile, superando sia le asprezze della rivendicazione femminista moderna, sia gli antiquati pregiudizi patriarcali riassunti (uno per tutti) nell’ambiguo consiglio del Buddha ad Ananda, ricordato negli antichi testi: “Non trattate con le donne, per non perdere la concentrazione; se si dovrà avvicinarle, non parlare con loro; e se tuttavia si dovrà farlo, allora prestare molta attenzione...”

Infatti Tara richiede molta attenzione…


Tara emerge, del tutto a sorpresa, nella fase storica del Buddismo in cui il maschile, percepito come “ordine”, combatte il femminile, percepito come “natura/istinto”, che non si può controllare e che pertanto porta disordine.
Il controllo interiore sarebbe atteggiamento maschile, che discrimina il “bianco” dal “nero”. Nella nostra civiltà gli uomini hanno sviluppato una grande tensione verso il potere, motivata dalla paura di ricadere nella “madre divorante”, espressione della paura del maschile verso il femminile, che farebbe perdere la luce della coscienza o della stabilità dell'Io. Si proietta sul femminile la paura di essere divorati dall'inconscio, che non permette evoluzione. Se è vero che, per tutti gli esseri umani (maschi e femmine), è necessario il passaggio del distacco psichico dalla madre, il patriarcato può essere letto come uno sviluppo assunto temporaneamente per andare “oltre” il mondo antico delle divinità femminili, che potevano ostacolare il nascente spirito (maschile) ordinatore.
Ma le originarie divinità femminili erano legate alla natura, al ritmo, ai cicli vitali, aspetti che oggi abbiamo perso in cambio della capacità maschile di discriminare, di separare, di distinguere. E’ quindi necessario ristabilire un equilibrio tra le due posizioni (matriarcato e patriarcato), equilibrio chiamato “gilania” (sull’argomento, che è molto complesso, vedere Riane Eisler, Il calice e la spada, Nuova pratiche editrice, 1996).

Quando la capacità discriminatoria è usata per evidenziare aspetti che ci tornano utili, perdiamo la saggezza che è orientata al tutto, anziché alle singole parti. La saggezza presuppone che si guardino tutti gli aspetti dei problemi, senza eliminarne una parte. Tara, invitata a reincarnarsi come maschio, si rifiuta e si impegna invece ad ottenere risultati come femmina. E’ importante ricordarsi che nel buddismo e nell’induismo l'energia maschile è soltanto potenziale, latente ed inattiva. E’ l'energia femminile che attiva il potenziale trasformandolo in movimento ed in creatività (Tara è lo “stimolatore” di Avalokiteswara che è l’aspetto potenziale della pietà, mentre Tara ne è l’aspetto attivo, analogamente a quanto rappresentato dalla coppia esemplare Shiva/Shakti in cui ambedue sono la Potenza, ma il primo ne costituisce l'aspetto statico ed immutabile, la seconda quello cinetico perché la radice shak “aver potere, essere capace” indica la potenza attiva, la Coscienza.)

Nell’universo tutto è collegato. Logos ed Eros, principio maschile e principio femminile devono poter procedere insieme, in una lettura complessiva dei legami tra gli eventi, senza eliminare le emozioni, al fine di dare senso a ciò che ci capita e a ciò che attiviamo.

Tara è la Dea che supera le contrapposizioni del dualismo.
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Tara, nelle sue molte manifestazioni, ha molti regali per le donne contemporanee perché è la dea dell’autopadronanza femminile. Comprende le fatiche femminili del preoccuparsi degli altri, conosce la capacità di resistere indefinitamente agli stress e perfino ai momenti terrificanti, condivide gli atti della creazione (maternità) e dell’essere fonte del sostegno e della protezione. E’ ben presente nella realtà quotidiana.
Dimostrando la flessibilità psicologica pertinente allo spirito femminile, in alcune delle sue forme è decisamente feroce e selvaggia. In altre forme, quale Tara Bianca, ha acquisito la pace interiore e l'accettazione spirituale. Simbolizza la purezza che fa parte di ogni donna. Purezza che non è astrazione dalle cose del mondo, come dimostrano i riti tantrici imperniati su Tara, ma è completezza dell’essenza femminile che include anche la carnalità e la sessualità. Il rifiuto di Tara di lasciare la propria femminilità in cambio di un’incarnazione maschile è molto significativo. Lei rifiuta di vivere un’esistenza “da uomo” ma invece “operando come donna” ottiene risultati (liquidando in un colpo solo ugualmente tutta una serie di ruoli femminili antichi e moderni quali la figura della donna “in carriera” che si traveste da maschio, quella della “donna angelica” avulsa dalle cose terrene, della “casta madre di famiglia” rinchiusa tra le mura domestiche ecc. e restituendo alla natura femminile le sue proprietà complesse).


I miti di Tara ci ricordano l’importanza di consolidare il nostro spirito interiore perché il suo fine ultimo è la Saggezza Trascendentale (tale saggezza per gli orientali consiste nel comprendere la “Vacuità” di ogni fenomeno).
La Saggezza può essere solo femminile, perché è la comprensione dell’ultima vera natura, una ed indivisibile: l’eterna ed immutabile sorgente e matrice di tutto ciò che è. Ecco perché Tara è detta “madre di tutti i Buddha”. E poiché alla fine anche noi diventeremo dei buddha, Tara è anche la nostra propria madre. Tara pertanto è la forma buddhista della Grande Dea Madre (Yum chen-mo), che è fiorita in India da tempo immemorabile sotto l’aspetto di varie divinità femminili.
La Dea Madre è l’espressione dell’archetipo femminile impresso nelle menti di tutti noi; esso comprende due aspetti: la funzione materna di contenere e quella di sviluppare e trasformare (la madre contiene in sé l’embrione, che si sviluppa nel suo seno).
Come dea della trasformazione spirituale, Tara rappresenta il potere femminile dell’inconscio, il potere materno che genera ed alleva, protegge e trasforma e in cui opera una sapienza superiore a quella conscia maschile (astratta e concettuale, con le sue illusioni di auto-sufficienza).
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Nel tantrismo buddhista la Saggezza femminile è simboleggiata dalla luna (c’è connessione tra la luna e il ciclo mestruale mensile).
La connotazione negativa, ad esempio, da sempre attribuita al ciclo mestruale, simbolo per eccellenza della femminilità, investe un ambito molto intimo della personalità e della fisicità delle donne. Una forma di "repressione", se vogliamo, più sottile che ha colpito l'essere donna nel profondo della sua essenza e della sua natura, provocando conseguentemente una percezione negativa della femminilità e del corpo della donna.
Il ciclo mestruale è un evento particolare della donna, che ha cambiato valore e significato sociale, nel corso dei secoli. Per l'attuale cultura occidentale, il sangue mestruale è ancora considerato tabù.


Ci si aspetta che le donne non ci prestino attenzione, che lo nascondano, e che evitino il contatto con gli altri. In genere quei giorni per le donne sono più difficili, quindi cercano di svolgere la loro attività senza palesare alcuna manifestazione di emotività che possa nascere da quello stato ormonale. Questa pressione sicuramente contribuisce ad incrementare lo stress da sindrome mestruale.
Nelle civiltà antiche, invece, il periodo mestruale era sì, tabù, ma nel senso letterale di "sacro". Un evento magico, corrispondente alla fase crescente e calante della luna ed al flusso delle maree. Il sangue mestruale era considerato un ottimo fertilizzante, e questo dà un senso ai racconti popolari europei di donne che corrono nude tra i solchi dei campi di grano.
Ancora oggi i lama tibetani si servono del potere del sangue mestruale, per le cerimonie in onore della Dea Tara e ritengono che il primo sangue di una ragazza sia il farmaco di guarigione più potente.

Come un serpente che cambia la pelle ed il bruco che diviene farfalla, il percorso di crescita personale che la donna, oggi, è in grado di fare, spogliandosi degli abiti che è stata costretta ad indossare, si basa, sulla liberazione della propria energia interiore, riappropriandosi di tutti quegli aspetti, che sono stati repressi o demonizzati, ma che in realtà esprimono la vera essenza ed il vero “potere” dell'essere donna.
Tara guida e protegge le donne mentre attraversano le profondità dell’inconscio, aiutandole a trasformare in coscienza i loro propri viaggi personali di libertà. E’ la dea che aiuta a rimanere "centrate" nel femminile.
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Tara è comunque una potenzialità latente dentro la mente di ogni essere senziente, femminile o maschile che sia, il quale con la pratica può svilupparla e imparare ad identificarsi con essa. Essa opera in tre differenti direzioni: come Dea del Mondo Sotterraneo, come Dea della Terra e come Dea dei Cieli. In ciascuna di tali vesti agisce su tre diversi livelli: esterno, interno e segreto.

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Dea del Mondo Sotterraneo
Il Mondo Sotterraneo è costituito dal regno degli esseri infernali, degli spiriti e delle “creature serpentiformi” che risiedono in posti dove il mondo ipogeo è in contatto col nostro - come sorgenti, pozzi, corsi d’acqua - e sono guardiani di tesori e di alcuni segreti esoterici.
Così, a livello esterno, Tara è la dea del Mondo Sotterraneo perché ha la capacità di controllare tutti questi esseri. A livello interno, essa controlla le cause di rinascita in questi stati sotterranei: le emozioni perturbatrici di odio, rabbia, avidità ed avarizia. A livello segreto, Tara è la “base” da cui inizia la pratica spirituale, base che è paragonata al fango con tutte le sue contaminazioni ed impurità, in cui nasce il loto della consapevolezza spirituale.



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Dea della Terra
Tara è strettamente connessa, a livello esterno, con la terra, il mondo delle piante, degli animali e degli uomini. Di solito abita in luoghi selvaggi in cui abbondano alberi rigogliosi e fiori dal dolce profumo e in cui vivono animali felici. E’ famosa per sottomettere le bestie feroci quali leoni, elefanti e serpenti, oltre agli esseri umani dannosi quali i ladri: essa li domina non violentemente, senza combattere. A livello interno, Tara controlla i difetti mentali che provocano la rinascita (soprattutto il desiderio e l’ignoranza) e quelli simboleggiati dagli animali (orgoglio, illusione, rabbia, invidia, opinioni errate, avarizia, attaccamento e dubbio). Identificandosi con Tara nella pratica tantrica una persona progredisce spiritualmente, così a livello segreto la dea “è” il Sentiero Spirituale, tradizionalmente simboleggiato dal loto che cresce sulla superficie dell’acqua in direzione della luce.



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Dea dei Cieli
I cieli - le regioni dello spazio “sopra” di noi - comprendono tutti gli stati sovrumani di esistenza: vari tipi di divinità, esseri semi-divini, dotati di poteri soprannaturali. Tara è la loro dea; ciò significa, a livello esterno, che essa domina questi esseri. A livello interno, essa può controllare nella nostra mente tutti i difetti ai quali gli esseri celesti sono ancora inclini (come l’orgoglio, l’invidia, la voglia di vivere e più sottili ostruzioni) e può aiutarci a realizzare l’abilità di meditazioni di grado avanzato attraverso cui si raggiungono molti stati divini. Tara è la dea della trasformazione spirituale: non solo essa ci può aiutare a rinascere in una Terra Pura ma, a livello segreto, essa è l’Illuminazione stessa.
Inoltre lo “spazio” viene simbolicamente concepito come femminile per le sue caratteristiche simili all’utero: lo spazio è in effetti una vacuità essenzialmente creativa perché in esso si genera continuamente il mondo fenomenico. Lo spazio viene spesso chiamato “la Grande Madre”: è il grembo materno della potenzialità (e difatti la vastità dello spazio racchiude ogni polarità e possibilità). E’ nello spazio che gli altri quattro elementi agiscono ed interagiscono, mettendo in atto il gioco primordiale della realtà.



Meditare Tara
Meditare Tara

La pratica meditativa su Tara ha due funzioni: la prima è quella di attivare la potenzialità di raggiungere lo stato di totale decondizionamento dalle afflizioni mentali; l’altra è quella di ottenere ogni tipo di beneficio temporaneo e qualsiasi circostanza favorevole.
Evocando la forza d’amore che Tara suscita in noi (anche se non siamo nati in Tibet), ciò che a prima vista ci appare come un Essere trascendente ed avulso dalla nostra persona - in quanto appartenente ad un remoto passato e ad un lontano Paese - si rivela come una presenza da sempre immanente in noi, un’immagine collettiva dell’umanità che in Tibet ha assunto quella determinata forma divina, ma la cui natura essenziale è in noi e che noi dobbiamo soltanto risvegliare.

E’ chiaro, a questo punto, che meditare Tara può essere molto complesso; tanto che, risultando riduttivo consigliare qui un singolo rito tra gli infiniti possibili, proponiamo semplicemente la recitazione del mantra di Tara:
 


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    clicca sull'immagine per sentire un mantra di Tara

OM TARE TUTTARE TURE SOHA
Om rappresenta il corpo, la parola e la mente di Tara.
Ta-re rappresenta la liberazione dalla sofferenza del samsara, la liberazione dal controllo del karma che ci obbliga al ciclo delle reincarnazioni
Tu-tta-re rappresenta la liberazione dalle otto paure, dai pericoli esterni ma soprattutto dai pericoli interni, dalla delusione e dall'illusione del karma
Tu-re rappresenta la liberazione dall'ignoranza sulla natura dell'io, quindi la vera cessazione della sofferenza
So-ha è la richiesta: "possa il significato di questo mantra radicarsi nella mia mente".

Come tutti i mantra, quello di Tara è un concentrato di energia; Tara è la madre di tutti i budda, e anche la nostra, perchè ci aiuta a sviluppare il nostro potenziale per raggiungere l'Illuminazione.
Om Tare Tuttare Ture Soha” è il concentrato di una preghiera più lunga: si narra che il traduttore del Grande Santo indiano Atisha, un giorno si ammalò gravemente, un discepolo di Atisha predisse che se l'uomo avesse recitato diecimila volte la preghiera dei “Ventuno versi a Tara”, sarebbe guarito. Ma l'uomo era troppo grave per poterlo fare, allora Atisha, che aveva un rapporto diretto con Tara, la invocò chiedendo consiglio. Fu così che la Grande Madre diede questo Mantra ad Atisha, e la sua recitazione equivale a recitare la preghiera dei ventuno versi. L'uomo ammalato riuscì a completare la recitazione e guarì.

Naturalmente ogni tentativo di tradurre un mantra è limitato dalla nostra mente che funge da filtro, ma ogni mantra è un seme che se piantato nel nostro cuore darà il suo frutto. La parola mantra deriva dal sancrito “man”- consapevolezza o mente - e da “tra” - liberazione o protezione.
Un mantra è formato da uno o più suoni che sono sillabe dell'alfabeto sancrito, la madre di tutte le lingue del mondo.
Queste sillabe vengono dette sillabe seme, o “bija mantra”, in quanto ognuna di loro ha una carica energetica latente altissima, così come il seme di una mela che racchiude dentro di se la potenzialità e l'energia di un grande albero. Il loro potere è proprio quello di liberare la consapevolezza.
Il suono di ogni mantra va a stimolare direttamente, senza i filtri del nostro pensiero, le varie emozioni, paure, difficoltà, nascoste nel profondo della nostra mente, e dopo un po' di tempo ne libera le energie represse.
I mantra più potenti sono i bija, monosillabi dall’energia esplosiva e illuminante: come OM il suono primordiale da cui derivano tutti i suoni e tutte la parole. Il mantra che ha dato origine a tutti i mantra.
Il primo mantra, al quale sono iniziati spontaneamente tutti gli uomini, è la parola MA (Madre).
Curioso notare come in italiano OM in qualche modo riporti a “uomo” in accezione maschile e MA a “madre”, ovviamente in accezione femminile, riproponendo un principio di polarità…


t   La voce della Dea

“Io sono il seme sacro del passato, piantato nel futuro”



Note

(1) Ci sono almeno ventuno differenti manifestazioni di Tara, di diverso colore. Ognuna di esse ha la sua specificità e non abbiamo che da riflettere brevemente sulla situazione prima di scegliere quale invocare, sia per chiederle di venirci in aiuto, sia per meditare su di lei.

La veloce eroina - rossa
i cui occhi sono come il lampo istantaneo del fulmine.
Sarasvati - bianca
il cui volto è come cento lune d'autunno, completamente piene e riunite in una, irradianti una luce grande e distinguibile, superiore all'unione di mille stelle. (Ma c’è anche Nila Sarasvati Tara, la Dea Tara nella forma di Sarasvati dalla pelle colore blu zaffiro. In quest’aspetto, per confondere o illuminare gli esseri umani, Tara gioca con le lettere dell’alfabeto e con le parole, trasformandole in messaggi fuorvianti o in folgorazioni chiarificanti.)
Colei che dona la suprema virtù - gialla
colei che in essenza e' generosità, perseveranza, ascetismo, serenità, pazienza e meditazione, i veri punti di tutte le pratiche.
La completamente vittoriosa - gialla
che regna nella perfetta vittoria sulle infinite negatività.
Colei che dona l'Intelligenza - rosso corallo
che con le lettere TUTTARE HUM riempie i mondi del desiderio, le direzioni e lo spazio; schiacciando col piede i sette mondi, col potere, li attira tutti senza eccezione.
La terrifica - rosso bordeaux
adorata dagli dei Indra, Agni Brahma, Marudiva ed Ishvara; colei che è lodata dai Bhuta (spiriti) e Vetale (cadaveri animati), Gandavara (musicisti celestiali) e Yaksa (demoni ricchi).
L'invincibile - nera
col potere di TRAD e PE' distrugge completamente tutti i cerchi magici, stritolandoli con la sua gamba destra piegata e sinistra allungata, li brucia completamente in un vortice di fuoco ardente.
La conquistatrice degli altri - rosso bordeaux
Ture, la rapida, la grande feroce, colei che distrugge completamente l'eroe dei demoni, il cui viso di loto formando delle pieghe d'ira uccide tutti i nemici senza eccezione.
La Salvatrice della foresta profumata - bianca
il cui petto è perfettamente adornato dalle dita che mostrano il gesto simbolico del Triplice Gioiello; la luce riunita che esce dalle sue mani, decorate con i cerchi, pervade tutte le direzioni.
La conquistatrice dei tre regni mondani - rossa
la cui corona di gioia e splendore diffonde tutto attorno una ghirlanda di luce, colei che con la grande risata di TUTTARA sopraffà tutti i mondi e i demoni.
Colei che dona la ricchezza - arancione
dotata del potere di attirare l'assemblea dei guardiani del mondo; colei che con la HUM dall'espressione che si muove irata libera completamente da tutte le miserie.
Di buon auspicio - arancione
Il cui capo è coronato da una luna crescente, i cui ornamenti irradiano tutti splendidamente; tra le trecce dei capelli una suprema luce brilla costantemente.
Colei che distrugge le forze ostili - rosso fuoco
che siede al centro del circolo risplendente, come il fuoco alla fine di questa era; con la sua gamba destra piegata e sinistra allungata distrugge tutte le forze ostili per chi desidera girare completamente la ruota del Dharma.
L'irata - nera
che penetra la superficie della terra con il palmo della sua mano e la colpisce con il suo piede, con la HUM dallo sguardo con rughe d'ira distrugge tutti i sette livelli.
La molto pacifica - bianca
la gioiosa, virtuosa e pacifica, il vero oggetto della Serenità che è andata aldilà della sofferenza, che essendo perfettamente dotata di SOHA ed OM distrugge naturalmente le grandi azioni negative.
La Luce che risplende – rossa
che annienta totalmente il corpo del nemico di chi desidera girare completamente il supremo Dharma, che libera per mezzo della sillaba HUM che crea la parola delle dieci sillabe.
Colei che soggioga le Innumerevoli forze negative - gialla-arancio
Ture, la rapida, il vero seme nella forma del lago celeste (la luna), che ha il segno di un animale pacifico (la lepre); Recitando TARA due volte e la sillaba PE' elimina tutti i veleni senza eccezione.
Il Pavone - bianca
colei che è servita dal re delle moltitudini degli dei, dai deva e dagli umani; con lo splendore della sua gioiosa corazza elimina tutte le dispute ed i sogni cattivi.
L'invincibile Regina - bianca
i cui occhi sono colmi di luna e sole e irradiano una suprema luce illuminante; recitando HARA due volte e TUTTARA elimina tutti i flagelli violenti.
La mendicante che dimora in montagna - arancione
che stabilendo i tre fondamenti OM - AH – HUM, è perfettamente dotata col potere di pace.
Raggi di Luce - bianca
colei che è il vero supremo TURE, l'immediato che distrugge le moltitudini degli influenti spiriti maligni.



Testo e ricerca di Maria Giusi Ricotti ©2005-2011
revisione del 6 aprile 2011

Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autrice, è vietata.
Revisione del 4 ottobre 2007.



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L'AUTRICE

Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista, nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna, dove vive con la sua famiglia e lavora.

È fondatrice di Il Calderone Magico che è - oltre che un sito web ed una mailing list di spiritualità femminile - un laboratorio artigiano nel centro storico di Cagliari.

mariagiusi@ilcalderonemagico.it
http://it.groups.yahoo.com/group/ilcalderonemagico
Il Calderone Magico - laboratorio - Corso Vittorio Emanuele 349/351, Cagliari





Tratto, ispirato e liberamente tradotto e interpretato da

http://www.goddessgift.com/goddess-myths/goddess_tara_white.htm
Aldo Franzoni, Tara la divina madre nel buddismo tibetano, pdf www.centroyogadalmine.it/updown/B.pdf
http://www.crystalinks.com/tara.html
http://www.taradhatu.org/taragoddess.html
http://www.heavenlygardens.org/sadhana/step40.htm
http://ahimsa.splinder.com/archive/2003-09
http://www.studiogayatri.it
http://www.lamrim.it/glossario.asp?termine=116
http://digilander.libero.it/somnath/mantra.html
http://www.fortepiano.it/PagineDelTempo/Materiali/pdtmat003.htm
http://www.whitetara.com/origin.html
http://digilander.libero.it/whitetara
http://www.ticino-tibet.ch/manifestazioni/carosso1.htm
http://www.angelfire.com/va/goddesses/tara.html
http://www.convivioastrologico.it/collaboratori/n_coppola/rito_della_perla.htm
http://www.moonwitch.it/index.php?id_selezionata=780
Avalon, Il Potere del Serpente, Ed. Mediterranee
http://www.rebirthing-italia.com/liberaz06.htm
http://www.italiadonna.it/societa/soc10d.htm
http://www.runiruni.it/sch_progetto.asp?CodCTM=NW
http://www.racine.ra.it/planet/testi/leone.htm



IMMAGINI

http://www.crystalinks.com
http://zorasgarden.net/tara.html
http://www.exoticindiaart.com/product/EJ58
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