L'ALBA DEL MONDO - Miti delle divinità aborigene

TYA
E IL VIAGGIO DELLE TRE SORELLE


di Mnemosyne


Our story is in the land ... it is written in those sacred places ...
My Children will look after those places, that's the law.


La nostra storia è nella terra… è scritta in questi luoghi sacri…
La mia Progenie avrà cura di questi luoghi, questa è la legge.

Bill Neidjie, Kakadu elder, anziano della Tribù Kakadu
Mother Earth and Father Sky.

Nelle antiche religioni panteistiche, si trova
spesso la Dea (spirito della terra) nella forma
di una trinità o con tre teste.
Nella tradizione aborigena, tre donne scesero
dalle stelle e in seguito vi tornarono due di loro,
le quali sono rappresentate qui dai cerchi di punti.

Questa scheda dedicata alle Dee “australiane” richiede una breve introduzione, poiché si tratterà inevitabilmente di una sezione un po’ diversa dalle altre. E non può essere altrimenti, perché la mitica “Terra Australis Incognita” è veramente molto differente da ciò cui siamo normalmente abituati.

Miti, leggende e religioni riflettono la Terra, la Natura, i cicli stagionali ed i Popoli che le narrano e le tramandano. L’Australia, così lontana dalle Terre cosiddette “conosciute”, è rimasta avvolta in un limbo magico fino all’altro ieri (storicamente parlando), ossia fino a quando il Capitano Arthur Phillip vi approdò per fondarvi la prima colonia britannica il 26 gennaio del 1788 (ribadisco, l’altro ieri!), portandovi la “cultura”, gli usi, i costumi e, soprattutto, le genti pallide dagli occhi chiari che avrebbero cambiato il volto di questa terra, precipitandola dalla magia alla tecnologia nel tempo di un respiro.

E prima della colonia britannica? Prima della colonia britannica uno spazio immenso, dai climi e panorami che variano dal rosso del deserto centrale al verde carico della foresta pluviale tropicale, al blu delle montagne, al giallo delle spiagge sconfinate, abitato da ALMENO 50,000 anni (50,000, proprio 50,000, ma taluni studiosi ritengono addirittura da 150,000 anni) da ALMENO 500 diverse tribù di Aborigeni.
Una popolazione che presenta tratti somatici molto differenziati, dalla gente delle foreste tropicali del Nord, assimilabile in un certo senso ai popoli delle isole indonesiane e micronesiane, a quella del deserto Centrale, che personifica l’immagine normalmente conosciuta degli Aborigeni d’Australia. Persone che parlano linguaggi e dialetti diversi tra loro, che hanno abitudini e costumi differenti, ovviamente dettati dai differenti climi ed ambienti... ma tutte accomunate dal fatto di vivere nel tempo del sogno, il cosiddetto “dreaming” o “dreamtime” in inglese.

Dreamtime, in effetti, più che una parola è un pallido tentativo di traduzione di un qualcosa che nel nostro linguaggio e tra le nostre definizioni non trova spazio alcuno. Difatti gli Aborigeni contemporanei, pur parlando inglese, non utilizzano mai questo termine per indicare il loro Tjukurpa (si pronuncia Chook-orr-pà), detto anche Wapar (Wop-arr) in un altro dialetto piuttosto conosciuto. Questo perché loro sanno benissimo che la dimensione del "sogno" è qualcosa che noi riteniamo "irreale", ossia al di fuori della nostra realtà conosciuta e tangibile, mentre il loro Tjukurpa è quanto di più reale noi possiamo immaginare.
Dunque per comprendere le narrazioni degli Aborigeni australiani occorre, quanto meno, tentare di entrare in questo tempo del sogno, così distante dalla nostra comprensione poiché appartiene ad un mondo culturale e di comunicazione che noi abbiamo abbandonato almeno 10,000 anni fa, mentre nella Terra Australis Incognita è rimasto vivo e pulsante... fino all’altro ieri.

Ma per chi, come immagino la stragrande maggioranza dei lettori di queste pagine web, è in qualche modo avviato sul Sentiero della Dea, questo “tentativo” dovrebbe risultare particolarmente affine, se non propriamente semplice.

Perché il tempo del sogno è una dimensione spazio-temporale dove la Magia è prepotentemente presente, anzi!, è Magia ed Incanto. Dove non esiste dicotomia, e l’Uno è il Tutto in maniera così profonda e presente che gli Aborigeni non riescono né a pensare, né a definire se stessi separati dal Tutto.
Per questo i loro Dèi ed i loro Antenati sono animali e donne e uomini e cielo e piante e terra allo stesso tempo, loro stessi lo sono, e racconti e canti si intrecciano in percorsi, narrano storie ed indicano direzioni, ed hanno un ritmo a noi ignoto poiché tutto comprendono. Passato, presente e futuro.
Ma Tjukurpa è anche Religione e Legge, regole di comportamento e riti, etica e morale, conoscenza e mappa del Territorio...

Tuttavia nessuno dei loro racconti o dei loro canti ha una struttura narrativa, un inizio ed una fine nel senso inteso da noi. Sono racconti “circolari”.

Come circolari sono i puntini dei loro quadri e disegni...

Ecco, è come essere entrati nella galleria delle Dee del Calderone Magico, un lungo corridoio dove sinora abbiamo incontrato ritratti di Dee, quadri che riconosciamo, dipinti con tecniche diverse, ma nei quali riusciamo a distinguere i tratti dei volti, la posa delle mani, ora benedicenti, ora minacciose, la ricchezza degli abiti e dei simboli. E d’un tratto il corridoio si apre e non troviamo più i quadri alle pareti, ma segni e profumi ed il suono del didgeridoo in lontananza, immagini che appaiono e scompaiono sovrapponendosi a notti e giorni e stagioni che si alternano incessantemente... I colori sono incredibilmente più vividi, i nostri sensi all’erta, il conscio e l’inconscio dialogano mescolati senza più differenziazione.

Se lo desiderate, provate a predisporvi alla lettura in una maniera un po' diversa dal solito. Solo la luce dello schermo, spegnete le altre. Scegliete per il sottofondo una musica che vi faccia sognare, accendete un incenso o bruciate un aroma che colpisca il vostro cervello rettile evocando immagini della Natura, prendete qualcosa da bere, qualcosa che soddisfi al meglio il vostro palato, sedetevi comodi, spegnete il cellulare e... Bon Voyage!


Vi invito ad entrare con me in una dimensione mitica. Dove gli alberi non perdono mai le foglie...


I Miti



"Beginning dream" - L'inizio del Sogno





     
E' l’alba del mondo. Un kookaburra intona il suo canto e la luce appare per illuminare la Terra. Osservata dalle stelle essa appare bella, così, all’inizio del Sogno, tre giovani sorelle, bellissime Dee, scendono dalle stelle della Cintura di Njiru (Orione) per visitarla in walkabout [ossia vagabondando senza apparente meta. In Australia si utilizza questo termine, in genere, per indicare il vagabondaggio nel deserto o nell’outback].


"Three Sisters” - Le Tre Sorelle



  Ogni tanto le Tre Sorelle da Njiru devono fare pipì [proprio così... anche loro...] e dove ciò accade, là lasciano una pozza sacra. Quando un mortale ne beve le acque, aumenta enormemente la sua capacità di comprendere ed imparare il Sogno. E’ così che gli esseri-non-ancora-umani, autocreatisi dal fango, escono dal loro stato primitivo embrionale, in cui essi vivevano come Inapatua, ossia esseri senza forma ed indistinti, vaghe immagini di ciò che sarebbero diventati un giorno...


“Waterhole Dreaming”
Sogno della pozza d’acqua



  Una delle sorelle, ad un certo punto, lascia le altre due per proseguire il cammino da sola. E lungo il percorso incontra Numbakulla, due fratelli del cielo divenuti mortali. Se ne innamora e restando abbracciata a loro, in una danza di amorosi sensi, contribuisce a consolidare e concludere la creazione degli esseri umani. Difatti le ombre indistinte Inapatua, che hanno acquisito consapevolezza bevendo le acque delle pozze sacre delle Tre Sorelle, vengono scolpite nelle loro forme femminili e maschili dai coltelli dei fratelli Numbakulla.


“Two Sisters” - Le Due Sorelle



L’amore per i fratelli mortali, però, costerà un caro prezzo alla sorella solitaria. Difatti, quando le sorelle decidono di ritornare alle loro stelle, si rendono conto che la Terra non ha uno spirito. E poiché una di loro dovrà restarvi come Tya, lo spirito della Terra, si impone una scelta, dato che nessuna vuole rinunciare a tornare al Cielo. La sorella che ha amato i due uomini mortali, e perciò alla Terra si è legata, dovrà restarne prigioniera.

Essa è Tya, lo spirito della Terra, ed anche il Sogno della Donna-Emù, l’uccello che non può volare e quindi non può tornare alle stelle. Ma l’emù è anche, con il canguro, l’unico animale che non può camminare all’indietro, quindi “costretto” ad avanzare.

Ed essa è anche la prima Donna.


“Tnatanja Pole” - Il Palo Tnatanja



Tuttavia la Donna-Emù è triste per la privazione che deve subire ed ha una grande nostalgia del Cielo. Perciò la sua prima opera è un palo altissimo, il Tnatanja Pole, che affonda un’estremità nelle viscere della Terra, mentre l’altra raggiunge il Cielo. Sulla sommità di questo palo la Donna-Emù costruisce la sua casa per poter vedere le Stelle da cui proviene e che tanto le mancano

Ma commette un errore. Lascia il suo palo in custodia del Sogno della Donna-Termite. La quale, come ben si sa, di ogni legnetto fa buon pasto. E così, sgranocchiando su e giù il Palo Tnatanja della Donna-Emù, la Donna-Termite crea il paesaggio dell’Australia.
Ma il paesaggio dell’Australia appare vuoto, quindi le forme donne e uomini scolpiti dai fratelli Numbakulla vengono mandati a popolarla, mentre le piume del Sogno della Donna-Emù, quando cadono sospinte dal vento dalla sommità del Palo Tnatanja, divengono anch’esse donne, se cadono alla sinistra del palo, e uomini, se cadono alla sua destra.


"Seven Sisters" - Le Sette Sorelle



Su nel Cielo, intanto, le due Dee si sono ricongiunte con le altre sorelle Dee nella Via Lattea, e continuano a mantenere ben saldo il “cordone ombelicale” che unisce il Cielo alla Terra, in compagnia del Sogno dell’Uomo-Coccodrillo, che è loro amico e totem.
L’Uomo-Coccodrillo, ogni Plenilunio, comincia a strappare brandelli dal corpo del Sogno dell’Uomo-Luna fino a divorarlo completamente. Al che l’Uomo-Luna rinasce ed il ciclo riparte di nuovo.


“Birth of the Sun” - La nascita del Sole



Un giorno il Sogno dell’Uomo-Brolga (Gru) comincia una discussione con la Donna-Emù a proposito della quantità di luce sulla Terra. E mentre per l’Uomo-Brolga è più che sufficiente, per la Donna-Emù il mondo non è abbastanza luminoso. Comprensibile, del resto! Lei arriva dalle Stelle, e dunque è abituata a luminosità ben più intense! Il litigio trascende, e d’un tratto, piena di rabbia, il Sogno della Donna-Emù prende un uovo dell’Uomo-Brolga e lo scaglia verso Sud contro il Cielo. L’Uovo di Brolga, rompendosi, crea il Sogno della Donna-Sole ed il Sogno Arcobaleno.
In verità l’Uomo-Arcobaleno è un po' strano, una drag queen del Cielo, in un certo senso, perché è sempre legato all’acqua sacra, che cadendo dal Padre Cielo fertilizza la Madre Terra, e si chiama Pulwaiya, cioé Padre del Padre, ma è contemporaneamente fallo divino e grembo divino.

Il Sogno della Donna-Sole sceglie di stabilire il proprio accampamento ad Est, e prepara la torcia di corteccia da portare attraverso il Cielo. Ma prima di esporsi, da Grande Dea quale ella è, si decora con finissima polvere di ocra rossa che, spandendosi nel cielo, colora le nuvole e tutto lo spazio intorno.

E' l’alba del mondo. Un kookaburra intona il suo canto e la luce appare per illuminare la Terra...



L’incontro con il diverso: Trasformazione e Creazione


[Beninteso! Non è un invito al cambiamento di sesso o la celebrazione del Sogno ermafrodita Arcobaleno, hehe! Vabbé che vivo a Sydney, dove queste cose sono assolutamente normali e le distinzioni di genere spesso si rivelano nulla di più che uno sterile esercizio di stile...].

Desidero precisare che la storia che avete appena letto è una personalissima reinterpretazione in forma di racconto di alcuni tra i miti più popolari e più conosciuti tra le migliaia che sono stati trasmessi oralmente nelle molteplici tribù Aborigene d’Australia. Narrazione cui ho tentato di attribuire una struttura “circolare”, per cercare di rendere al meglio l’idea di Tjukurpa, il Tempo del Sogno.
I miti si muovono nello spazio indistinto della Creazione, a metà strada tra il Cielo e la Terra, ed ogni evento che cambia la direzione del racconto è caratterizzato dall’incontro con il diverso. Le sorelle Dee scendono dalle Stelle per visitare un mondo che non conoscono. Diverso.
Tya, il Sogno della Donna-Emù, ne rimane “prigioniera” perché ha sperimentato l’abbraccio con i fratelli mortali, dunque diversi nell’essenza da lei, che è divina.
Ma l’incontro con la differenza nell’essenza causa la Trasformazione e la Creazione. Difatti lei diventerà anche la prima Donna, unificando in sé natura divina e natura mortale, e co-creerà le donne e gli uomini che popolano l’Australia, mentre l’incontro tra la preda metaforica (il palo) e le ganasce predatrici del Sogno della Donna-Termite crea il territorio dell’Australia...
La potenza dell’incontro, l’apertura alla conoscenza del diverso, il metabolizzare ed inglobare in sé il diverso da sé, trasformano e creano.
Noi donne siamo molto consapevoli di questo. E’ una consapevolezza che nasce dal corpo, prima ancora di una conquista intellettuale, poiché tutta la nostra vita biologica è intrisa di questo leit-motiv della trasformazione/creazione. Il nostro corpo si trasforma ogni mese, non solo durante i “passaggi” da un’età all’altra (infanzia, pubertà, adolescenza, età adulta, menopausa, vecchiaia), tradizionalmente celebrati con riti complessi in ogni cultura cd. “primitiva”. E quando accoglie ed ingloba l’eminentemente diverso da sé, l’ovulo fecondato, la trasformazione coincide con la creazione.
Il mistero di questo passaggio è talmente magico e profondo che ancora adesso, nonostante le apparenti conoscenze scientifiche e tecnologiche che contraddistinguono la nostra Era, non esiste una spiegazione chimico-genetico-fisiologica completamente soddisfacente al fatto che il corpo di una donna non “rigetti” il corpo-estraneo-ovulo-fecondato, geneticamente e chimicamente diverso da sé. Se una risposta fosse possibile, come è facile intuire, avrebbero risolto tutti i problemi del “rigetto” nel trapianto di organi... indipendentemente dall’origine dell’organo stesso...
La nostra trasformazione mensile ce lo ricorda costantemente. Così, alle latitudini settentrionali, il ciclo della Luna è stato associato al Femminile, e la trasformazione dell’astro notturno assimilata a quella del corpo della donna.
In Australia, no! Un’altra occasione per fare esperienza dell’incontro con il “diverso”.
In Australia la Luna, proprio perché associata ai ritmi femminili e quindi connessa alla fertilità, è un Uomo ed è tuttora un simbolo altamente magico. Una eclisse di Sole era interpretata come l'unione tra l’Uomo-Luna e la Donna-Sole.

Dunque mentre la Luna, alle latitudini settentrionali, tradizionalmente scandisce il ritmo della femminilità e dei cambiamenti mensili del corpo, facendo da specchio con le sue fasi, sotto la Croce del Sud l’Uomo-Luna asseconda le fasi del ciclo femminile, determinandone la fertilità.
Cambiare il punto di vista ci mostra le infinite possibilità che ogni evento cela in sé. I Miti ce lo raccontano, la Vita ce lo insegna. Se non possiamo modificare una situazione, è necessario che impariamo a cambiare il punto di vista, se non vogliamo “soccombere” e lasciarci “travolgere” da ciò che non ci piace. Trasformare e Creare o Ri-creare...
La Magia, in questo senso, diventa una grande alleata, permettendoci di liberare le energie creative ed aiutandoci senz’altro a vedere l’altro lato, il lato “nascosto”, quello “diverso”, che ai più non è dato distinguere...
Nel processo di Trasformazione per la Creazione esiste un altro aspetto da non dimenticare: la Distruzione, il “lasciare indietro”, l’abbandonare...
La Sorella che rimane come Tya, spirito della Terra, deve abbandonare le Sorelle divine che tornano al Cielo, il Palo deve perdere la sua interezza per trasformarsi nel territorio dell’Australia, l’uovo dell’Uomo-Brolga deve rompersi, ad opera della Donna-Emù, per creare la Donna-Sole...
I miti ci dicono che è necessario imparare a “lasciare andare”, per poter andare incontro al Cambiamento che ci consentirà di Creare.


Celebrare la “diversità” e Trasformare per Creare: proposta per un Rito


Gli Aborigeni d’Australia hanno una ritualità molto complessa e segretissima. E, soprattutto, celebrano rigorosamente separati, Donne dagli Uomini. Perché la sacralità delle Donne ed i loro percorsi magico/trascendenti sono diversi da quelli degli Uomini. Per restare in questo “Spirit of Australia” (che è anche lo slogan della Qantas, hehe!), il rito che propongo potrebbe appunto essere svolto in gruppo, tra persone molto affiatate tra loro. Ed il suggerimento è che si celebri separatamente, le Donne dagli Uomini.
Il Rito, avendo attinenza con le Energie della Trasformazione, dunque del Rinnovamento, e della Creazione/Creatività, potrebbe essere svolto durante una Luna Nuova di Aria, ossia quando la Luna diventa nuova in un segno d’Aria (Gemelli o Bilancia o Acquario).
E’ importante, ovviamente, stabilire in anticipo l’intento del rito, poiché questo condurrà le azioni seguenti. Potrebbe trattarsi di un momento più mirato all’accettazione di una qualche diversità, propria o altrui, o più teso a favorire una trasformazione nell’esistenza di tutti i partecipanti, o di qualcuno in particolare, o ancora un inno alla creatività, in tutte le infinite sfumature in cui può essere intesa... Senza dimenticare che questi momenti sono legati ed interconnessi in un unico tratto di percorso: l’incontro con il diverso ci invita alla trasformazione e quindi alla creazione...

Il gruppo aprirà il Cerchio ed invocherà la presenza degli Elementi secondo le modalità che gli sono proprie. Ma in questo caso, al momento dell’Invocazione agli Dei, il suggerimento è di invitare nel Cerchio soltanto o la Divinità Femminile, o quella Maschile (a seconda del Gruppo) o, meglio ancora!, la presenza di Pulwaiya, il Sogno dell’Uomo-Arcobaleno, che come ci è noto dal paragrafo dedicato ai Miti, assomma in sé entrambi i caratteri, femminili e maschili.

Si tratta senza dubbio di un contributo dall’Energia un po' inusuale, suggerito senz’altro a gruppi “avanzati”, ossia che praticano insieme da qualche tempo...

All’interno del Cerchio, spazio Sacro definito, alla presenza di Pulwaiya e degli Spiriti che lo accompagnano, si procederà prima di tutto alla Benedizione di uno Specchio che si avrà avuto cura di preparare sull’Altare assieme agli altri strumenti rituali. In questa occasione l’Altare potrebbe rivelarsi molto ricco. Difatti un possibile suggerimento è quello di invitare ogni partecipante a portare un piccolo oggetto/simbolo di ciò che desidera trasformare oppure di ciò che desidera creare.

Lo Specchio reso Sacro per questa occasione verrà poi passato ad ogni partecipante. Ognuno osserverà primaditutto con attenzione la propria immagine riflessa. Non possiamo trasformare o creare, se prima non conosciamo o, meglio, ri-conosciamo profondamente ciò che siamo. Ogni momento della presenza nel Cerchio dovrebbe ricordarci “chi siamo” e “perché ci troviamo qui”. Lo Specchio ci invita a prenderne maggiormente consapevolezza ed a ricordare che in ogni momento dell’Esistenza, se ci sentissimo smarriti, dovremmo primaditutto fermarci per ricordare “chi siamo”.

Dopo il momento di auto-riconoscimento, a seconda dell’intento che si è deciso di attribuire al Rito, ogni partecipante dichiarerà il suo personale intento, in linea con quello generale attribuito al Cerchio.
E’ importante che questo venga dichiarato ad alta voce. E’ un momento delicato.
La Magia si crea e prende forma in questo istante di auto-riconoscimento e di dichiarazione.

Al momento di passare lo Specchio al proprio vicino, che ripeterà la sequenza, chi prende lo Specchio potrebbe ringraziare con un frase, da calibrare sempre a seconda dell’intento principale, che potrebbe essere:
“Abbraccio ed Accolgo la diversità che è in Te, la Onoro nella sua Unicità, e sono co-creatrice (co-creatore) con Te del tuo nuovo Essere (della tua nuova Opera - del tuo nuovo Percorso Esistenziale... ecc. ecc.)”
.
E via di questo passo... Una formula simile potrebbe anche essere recitata da tutto il gruppo, al momento del passaggio dello Specchio. La sensibilità e l’affiatamento dei partecipanti è ciò che farà propendere la decisione per una possibilità, piuttosto che per l’altra...

Il culmine della Celebrazione, all’atto dell’innalzamento dell’Energia, potrà coincidere con la catalizzazione delle Energie, ad opera di tutti i partecipanti, sui singoli oggetti predisposti sull’Altare.

Prima di congedare gli Spiriti e gli Elementi che hanno partecipato con noi al Rito, e chiudere il Cerchio Sacro, un momento di “osservazione”, individuale e collettiva, di ciò che è avvenuto e di ciò di cui si è fatta esperienza suggellerà l’avvenuta infusione delle Energie negli oggetti. Oggetti che ognuno potrà porterà con sé per ricordare e rivivere il momento vissuto.

Senza mai dimenticare che il ricordo più intenso, Magico, è quello che rimane impresso nelle nostre cellule. E sarà questo a determinare le Trasformazioni e le Creazioni...




© 2005 Questo è un testo originale, scritto a Sydney da Mnemosyne de lemusenellarete nel mese di Novembre 2005
e pubblicato nel sito www.ilcalderonemagico.it il 7 aprile2007.

E’ possibile riprodurlo, gratuitamente così come è stato donato a queste pagine web,
ossia NON A SCOPO DI LUCRO, avendo cura di citare LA FONTE E L’AUTRICE.

L'AUTRICE

Rosalba Formato (Mnemosyne)
Laureata in Economia e Commercio, Wiccan, maestra di Yoga, scrittrice ed esperta di terapie alternative.
Vive a Sydney, dove si e’ trasferita nel 2004 da Milano, e dove prosegue il suo cammino di ricerca eminentemente nell’ambito della spiritualità femminile.

E’ l’ideatrice e la moderatrice della più grande mailing list wiccan e pagana italiana "lemusenellarete".


Le immagini sono tutte tratte dal sito

http://www.dreamtimeexpressions.com

La sezione “I Miti” è liberamente ispirata ai racconti contenuti nel testo
R. Lewis - An Introduction to the Dreamtime - Fountainhead Press, Fremantle
ed ai commenti alle immagini scritte da Evelyn Kunda nel sito sopracitato.


Altre informazioni contenute nel testo sono state tratte dalla
“Visitor Guide” a “Uluru – Kata Tjuta National Park”
edito da Uluru-Katatjuta Land Trust and Parks Australia.

Per approfondimenti sul Cosmo secondo gli Aborigeni d’Australia:
http://www.racine.ra.it/planet/testi/aborigeni.htm articoli a firma di Annalisa Ronchi

 



Art direction, grafica e animazioni della pagina e del sito di Maria Giusi Ricotti © 2007. Tutti i diritti riservati.



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