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I TRANSITI LUNARI





LA LUNA E I SUOI MITI
di Paolo Quagliarella

 
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LUNA IN ARIETEARTEMIDE


Artemide, nota ai romani come Diana, era la dea della caccia e della Luna. Era figlia di Zeus e di Leto e viveva nelle foreste con i cani e le sue ninfe a contatto con la natura. Vestita con una corta tunica possedeva un arco d’argento e una faretra colma di frecce che usava in maniera mirabile.

Come dea lunare veniva rappresentata con una torcia in mano o con il capo circondato dalla Luna e le stelle. Analogamente l’arco d’argento è associabile alla falce lunare. Come divinità della vita selvaggia veniva associata a molti animali con tale qualità come il daino, la lepre, il cervo che possiedono in sé una natura sfuggente. La leonessa era il simbolo della sua regalità e della bravura da cacciatrice, mentre l’orso feroce rappresentava il suo aspetto distruttivo, ma allo stesso tempo protettivo rispetto ai piccoli (in Grecia le puellae consacrate alla dea erano dette “orse” poiché protette da lei).

Artemide, sorella gemella di Apollo, dio del sole, era nata prima di lui. Sua madre, Leto, era una divinità della natura figlia di due Titani, Zeus era suo padre. Leto trovò ostacolo al parto in Era, legittima moglie di Zeus, quindi tutti si rifiutavano di darle una mano poichè temevano la vendetta della madre degli dei. Leto si rifugiò quindi a Delo dove diede alla luce Artemide e quest’ultima aiutò sua mamma a far partorire il gemello Apollo. Infatti la dea Artemide veniva anche chiamata in soccorso delle partorienti che dovevano sopportare grandi dolori o un lungo travaglio.

Al compimento del terzo anno della divinità, Leto portò la figlia da suo padre Zeus sull’Olimpo, il quale, vedendola in tutta la sua grazia e bellezza, si compiacque di tanta bravura nel mettere al mondo una figlia, al punto che le furie della moglie Era passavano in secondo ordine. Zeus allora disse che Artemide avrebbe ricevuto qualsiasi cosa avrebbe desiderato. Ella, a questo punto, chiese arco, frecce, una muta di cani con cui andare a caccia, una tunica corta per correre abbastanza in fretta, terre selvagge e inesplorate, ninfe e non ultima per importanza la possibilità di effettuare personalmente le proprie scelte per sé, senza chiedere permesso al padre. Zeus le concesse tutto.

Per scegliere i suoi doni la dea si recò dapprima al fiume alla ricerca delle ninfe più belle, poi andò dai ciclopi, gli artigiani di Poseidone, affinché le forgiassero arco e frecce e poi cercò Pan per farsi donare alcuni fra i suoi migliori cani da caccia. Raccolto tutto il necessario, poiché la notte si avvicinava e non vedendo l’ora di provare i suoi doni, si recò immediatamente a caccia alla luce delle torce. Artemide era una divinità che agiva in maniera rapida e decisa, sia per suo piacere, sia quando era chiamata in soccorso da qualcuno.
  Artemis

Fra i racconti legati alla dea ve ne sono di numerosi e interessanti. Un giorno la mamma della dea, Leto, si stava recando a Delfi per andare a trovare Apollo quando il gigante Tizio cercò di violentarla. Artemide, avuta l’informazione, corse in suo aiuto, puntò il suo arco e lo uccise. Analogamente sua madre fu offesa da Niobe che aveva affermato che i propri figli fossero numerosi e più belli dei suoi due, Apollo e Artemide stessa, allora quest’ultima, infuriata per l’onta subita dalla madre, uccise tutti i figli di Niobe e, infine, la trasformò in una rupe grondante lacrime (una cascata). E’ importante segnalare che nessuna altra dea si sia mai lanciata in aiuto della propria madre, così come ha fatto Artemide.

Anche altre donne chiesero l’aiuto di Artemide: fra queste vi è stata Aretusa, una ninfa dei boschi che, tornando da una battuta di caccia, si era recata in un fiume per rinfrescarsi, ma il dio di quel fiume, Alfeo, la scorse e mentre faceva il bagno cercò di violentarla; non riuscendovi le corse dietro per averla. Artemide, ascoltate le grida, raggiunse Aretusa e, per nasconderla all’inseguitore, la nascose prima in una coltre nebbiosa e poi la trasformò in fonte.

Artemide era spietata anche con coloro che la offendevano direttamente. Un giorno il cacciatore Atteone, insieme ai suoi cani da caccia, vide in un torrente la dea e le sue ninfe che facevano nude il bagno. Artemide, resasi conto di essere spiata, schizzò dell’acqua sul viso del mal capitato e lo trasformò in cervo, così che i cani si scagliarono contro il loro padrone e venne sbranato.

Un altro cacciatore ucciso da Artemide, seppur involontariamente, fu Orione. Poiché il cacciatore aveva avuto numerose donne divine fra cui anche Eos protettrice di Delo, Apollo temeva che Orione avrebbe potuto far innamorare sua sorella, Artemide, che a propria volta lo aveva invitato ad una battuta di caccia. Un giorno Orione, mentre faceva il bagno a pelo d’acqua, tenendo fuori soltanto la testa, venne colpito da una freccia di Artemide che era stata sfidata da Apollo, il quale desiderava vendicarsi. Apollo, infatti, invitò la sorella a colpire un oggetto che si vedeva in lontananza nell’oceano e che altri non era che il povero sventurato. Quando Artemide si accorse dell’errore chiese ad Asclepio, figlio di Apollo, di ridonare la vita ad Orione, ma Zeus non lo permise colpendo la divinità con un fulmine. A questo punto Artemide non potè fare altro che trasformare Orione nell’omonima costellazione rendendolo immortale agli occhi degli uomini e regalandogli il cane Sirio, la stella principale della costellazione.

Artemide era inoltre conosciuta come dea lunare (terrestre) insieme a Selene (celeste) ed Ecate (mondo sotterraneo). Artemide come dea della caccia e della Luna era la personificazione dello spirito femminile, indipendente e guerriero. L’archetipo che rappresenta permette alla donna di ricercare liberamente i propri obiettivi.

Artemide era immune all’innamoramento e non fu mai moglie o amante, anzi quando stava per accadere, o si paventava tale possibilità (Orione), intervennero fratello e padre, chi per un motivo, chi per altro a bloccare eventuali tentazioni poiché doveva restare l’archetipo dell’integrità, completezza e del bastare a sé stessa. Tale archetipo permette di farla sentire completa anche senza un partner e di perseguire interessi e un lavoro che la appassionano. La caccia con l’arco rappresenta per la dea la capacità di concentrarsi su un obiettivo (mirare) ed avere la certezza di colpirlo. Più ostacoli e competitività incontrerà sulla propria strada, maggiore sarà la voglia di raggiungerlo senza farsi distogliere da nulla e da nessuno. Il fatto che corresse in aiuto delle donne mostra come Artemide sia anche rappresentativa del femminismo e del cameratismo che desidera esista fra loro.

Artemide è una divinità ben voluta dai genitori, amata dalla madre e sorretta dal padre in tutto per tutto, facendone la figlia prediletta, guai ad andarle contro, diventerebbe intrattabile. La verginità di Artemide è da guardare più da un piano simbolico; infatti tramite essa lei riuniva attorno a sé altre donne di pari caratteristiche, quindi cercava di trovare un punto comune che le facesse sentire unite e sorelle, cosa che raramente accade sinceramente fra le donne.

Dire che è rappresentativa della Luna in Ariete, diviene a questo punto una mera formalità. In Ariete infatti troviamo Marte, pianeta guerriero e conquistatore, rappresentante anche il cameratismo, Sole (Apollo), Plutone (l’immortalità offerta ad Orione). Analogamente vediamo come delle figure tipicamente familiari (Luna in Cancro – quarta casa), padre e fratello, intervengano pesantemente nella vita della dea influenzando tutta la storia. Molto spesso infatti, i soggetti con la Luna nel segno considerato, si sentono eccessivamente legati/condizionati dalla famiglia e vivono il dramma dell’allontanamento necessario dalla stessa.

 


Relazione di © Paolo Quagliarella
Tratta da www.altroroscopo.com e da www.convivioastrologico.it. Pubblicata per gentile concessione dell'Autore il 25 ottobre 2008.


Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autore, è vietata.

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L'AUTORE

Paolo Quagliarella, Leone Ascendente Bilancia SI è laureato in Filosofia con una tesi su C.G. Jung e il pensiero astrologico.
Giornalista pubblicista iscritto presso l'albo di Milano si occupa di astrologia e personalità da circa diciotto anni e collabora con le riviste Sirio, Linguaggio Astrale e con il sito internet www.armonics.it.
È consulente astrologico.

paolo.quagliarella73@gmail.com
www.altroroscopo.com

 


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