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FISIOLOGIA AL FEMMINILE
di Micaela Balice
LA SCOPERTA DEL
PROPRIO SE' CICLICO
LA FISIOLOGIA LUNARE
IL LUNARIO MESTRUALE
LUNA ROSSA,
LA PRIMA INIZIAZIONE
IL RITMO MESTRUALE
GRAVIDANZA E PARTO,
LA SECONDA INIZIAZIONE
MENOPAUSA, USCIRE DAL CICLO




Fisiologia al femminile
GRAVIDANZA E PARTO, LA SECONDA INIZIAZIONE

di Micaela Balice

La gravidanza reca in sé un cambiamento sostanziale della natura ciclica femminile: il consueto andamento mensile generato dal mestruo e da tutto ciò che ne consegue viene spezzato, il ritmo subisce una interruzione. Il ciclo si blocca in una precisa fase, la fertilità è al massimo e sta preparando i suoi frutti, la donna gravida si ferma nella fase della Luna Piena.

Esattamente come una Luna Piena si rigonfia, i liquidi stagnano diventando riserva utile, il ventre si dilata e fa spazio ad una creatura nuova e sconosciuta. Gli organi escono dalle loro sedi originarie e si spostano lentamente per dar spazio al bambino: lo stomaco sale a tal punto che, verso l’ottavo mese, la donna può facilmente sentirne gli acidi non appena si corica. La schiena si rende misteriosamente flessibile, arcuandosi; la vescica viene compressa e così l’intestino. Le gambe reggono un peso diverso da quello che erano abituate a portare.
Dentro il nostro corpo uno sconosciuto nuota allegramente, sogna, si ciuccia il pollice, tira calci, rotola nell’acqua e ascolta i suoni soffusi che provengono dall’esterno.

Può davvero la medicina ufficiale, con le sue visite ginecologiche invasive e i suoi esami del sangue, accogliere ed essere la sola a seguire la donna in questa fase?
Può bastare la “medicalizzazione” a prepararla all’incontro più forte di tutta la sua vita, quello con la vita/morte che avviene nel momento del parto?
Il clan delle donne è spezzato e la donna gravida è sola nella sua trasformazione; ha paura di dire ciò che prova perché pensa di “essere solo lei” ad avere così tanti dubbi e timori; si sforza di apparire sempre a sé stessa e agli altri come una futura madre felice e come se il parto non fosse un’incognita, anzi fosse così naturale che non c’è nulla di cui temere.
Proprio perché è naturale, invece, il parto non teme la morte e la forza col quale madre e figlio cercano di liberarsi da una condizione simbiotica che diventa opprimente, anzi: l’intensità violenta con la quale questo avviene necessiterebbe maggiore attenzione da parte della medicina ufficiale.
La donna dovrebbe essere seguita sin dall’inizio della gravidanza da altre donne, che possano insegnarle non solo le tecniche di respirazione e come affrontare i processi fisiologici, ma anche condividere con lei i sogni, i timori, le trasformazioni magiche che in essa si compiono.
La donna ha bisogno di ricollegarsi alla natura per poter, durante il parto, lasciarsi andare e lasciare che il suo corpo “espella” il piccolo nel modo che solo il corpo sa fare. Solo così potrebbero evitarsi lacerazioni, perdite di sangue, traumi reciproci…

 
La consapevolezza della donna nella gravidanza è in bilico tra i due mondi: quello fisico e quello sottile, esattamente come accade nel mestruo, ma per un tempo ovviamente più lungo, 280 giorni: nove mesi o dieci lune!
La futura madre è “tra cielo e terra”, per mezzo del suo corpo funge da ponte tra i due mondi diventando la porta tra il mondo visibile e quello invisibile.
E’ interessante notare durante la gravidanza la collocazione dei Chakras, i centri energetici che consentono l’elaborazione dell’energia dal livello cosmico a quello fisico, che sono sette e sono collocati lungo la parte centrale del corpo (per approfondimenti fare riferimento alla letteratura specifica). Ne dà un’interessante elaborazione Valerio Sanfo aprendo una parentesi sul secondo Chakra, nel Quaderno di Medicine Tradizionali “La via dei Chakras”.

“Il periodo di gravidanza, sotto l’aspetto delle energie sottili, risulta particolare. Nel ventre gradatamente prende forma un essere umano e ciò comporta uno sconvolgimento della normale suddivisione gerarchica dei centri energetici.
Il chakra comune alla madre e al figlio è il secondo, «Svadhisthana», legato all’elemento acqua; ecco che nella donna gravida esso risulta più attivo.
All’avvicinarsi del parto la testa del bambino si posiziona verso il basso ed è interessante notare come in quella fase è come se la donna possedesse due chakra coronali. Forse è possibile rintracciare in questo peculiare aspetto energetico quelle tracce di comportamenti magici, propri dell’antichità, che assegnavano alla gravida dei poteri, attribuendole il ruolo di medium, con possibilità di agire sulla materia stessa.
La donna gravida è l’espressione della massima femminilità, dell’attesa totale. Il numero due sta ad indicare l’aspettativa, la mediazione in attesa della risoluzione. Con il parto è il maschile che si manifesta: dall’attesa all’azione all’uscita.”

La donna gravida è in attesa non solo del bambino che porta in grembo, ma anche del cambiamento che l’aspetta. Dopo, niente sarà più lo stesso.
Il parto, che segna la nascita del piccolo e che si festeggia ogni anno col compleanno, è il grande momento di svolta della madre. Ella cambia pelle, come il serpente, non sarà mai più uguale a prima. I suoi pensieri, i suoi atteggiamenti verso la vita si modificheranno inevitabilmente, darà priorità a quella parte di sé che vivrà fuori di sé e finché sarà utile sarà disposta a sacrificare tutta sé stessa per la sua creatura sviluppando un coraggio comune a molte femmine animali.
E’ proprio la trasformazione della gravidanza che diviene il potere del serpente di cambiare pelle, guarire, generare. L’acqua della vita è il liquido amniotico che la donna produce per proteggere il piccolo, il cambiamento è femminile (così come la luna ha le sue fasi e non può essere mai uguale a se stessa) e il parto è “la vita e la morte che si incontrano” e dall’incontro dei due opposti si genera un terzo elemento: è l’alchimia.
Il ruolo della madre, un tempo, non aveva quel significato di badante ansiosa che ha assunto nel secolo scorso, né tanto meno quello di eterna amica adolescente che a volte assume ai giorni nostri. La Madre era, e dovrebbe ancora essere, la guida verso il mistero dell’interiorità, l’infinito notturno. Mentre il Padre guida verso la conquista del mondo esterno, la Madre conduce alla conoscenza antica e archetipa del proprio mondo interiore, donando la sensibilità e l’intuizione necessarie.
La figura materna è la personificazione di dedizione, compassione, amore e comprensione:

“Il cambiamento che avviene in una donna che diventa madre porta con sé una forza interiore mai sperimentata prima. […] Essa diventa colei che nutre e sostiene gli altri incarnando le immagini leggendarie della Madre Terra, del Santo Graal, della Giumenta della Sovranità e della Luna Piena. Come le antiche Dee lei diventa la Signora della Vita, la Signora della Gioia e dell’Abbondanza, la Madre dei Re, il Grembo Accogliente.” (M. Gray “Luna Rossa”)  

Il passaggio tra la fase della giovane sposa, appena aperta alla sessualità, e la maternità è un salto di tale portata che non a caso un tempo prevedeva rituali specifici e l’attenzione del clan delle donne. Tabù e prescrizioni, ma anche attenzioni e cure venivano dedicate alla futura madre perché, se è vero che bisognava proteggere il piccolo perché nascesse sano, le donne sapevano anche che era la madre ad avere il potere di arrivare alla fine, ovvero al parto, con le forze necessarie, fisiche e psichiche.
La donna gravida, essendo in una posizione di transizione, tra cielo e terra, deve essere protetta ed, allo stesso tempo, vanno protette la vita che la circonda e la comunità a cui appartiene da eventuali influssi malefici.
Indicazioni dietetiche e precauzioni nel fare degli sforzi completavano, ma non lo costituivano, il nucleo delle delle cure e attenzioni elargite alla gravida.
Invece, oggi, questa lunga fase dei nove mesi è vissuta in modo solitario. Il clan delle donne si è ridotto alle due future nonne ansiose che caricano di altrettante ansie le giovani madri inesperte e che avevano partorito già ai loro tempi in ospedale e non sono più in grado di trasmettere l’antica sapienza femminile.

La delega totale è nelle mani del ginecologo, sovente uomo, che ovviamente non ha esperienza né dei dolori e delle ansie del travaglio, né di cosa significhi essere gravidi e partorire. Il taglio cesareo è spesso diffuso come pratica, anche al di là delle emergenze e degli effettivi problemi fisiologici della donna e del bambino.

  Sovente si propongono alle donne anestesie locali che escludono il dolore, nonostante i rischi che comportano, ma nessuno ci insegna più che partorire è naturale, che siamo le regine della vita, che il dolore fa parte di questo passaggio e che il nostro coraggio e la forza dei nostri figli nasce proprio dalla forza con la quale affrontiamo questo momento.
E se non ci sentissimo così sole e così insicure ma venissimo rinforzate nelle nostre abilità di generatrici, forse molte di noi, senza particolari problemi di salute potrebbero ancora partorire in casa, seguite da altre donne esperte, tra il calore delle mura famigliari. Ed il nuovo nato, in corpo e spirito, verrebbe accolto nell’intimità degli affetti e non in asettiche stanze…
Noi donne sappiamo partorire, così come lo sanno le gatte, le cavalle, le mucche e tutte le altre femmine animali. Sappiamo partorire perché siamo femmine e nei nostri geni c’è scritto il codice della vita.

Recuperare la consapevolezza del femminile e del suo ciclo energetico è anche questo: essere padrone di ciò che siamo per natura, generatrici di vita.

Dopo il parto vi è una lunghissima fase di recupero che la tradizione conta con la quarantena (i quaranta giorni di purificazione post partum) ma che, per certi aspetti, è molto più lunga.
Sono quaranta i giorni necessari perché l’utero riprenda fisiologicamente, contraendosi, all’incirca le sue dimensioni originarie. È il tempo che l’emorragia purificatrice che si libera dopo il parto impiega ad esaurire completamente il suo flusso. In una luna e mezza la donna torna a recuperare i suoi ritmi, parte della sua individualità, ma il cammino è ancora lungo. Il taglio psicologico e spirituale del cordone avverrà con molta più calma e solo dopo cambiamenti e trasformazioni reciproci, madre e bambino.
In parallelo avverrà il recupero di se stessa come donna, ora “donna - madre”.
La donna col parto esce dalla “parentesi” della gravidanza. La sua natura ciclica ricomincerà presto a scandire il tempo del suo umore così come del suo corpo. Il mestruo torna ad essere la lancetta del suo orologio interiore.

L’allattamento è l’ennesima arte delle trasformazioni che la madre sa perpetuare. Sangue alchemico, depurato e filtrato fino a diventare liquido bianco trasparente dal gusto di panna… il primo alimento del bambino. Madre generatrice, madre nutrice.
Quante donne oggi riescono a provare il piacere di allattare il proprio cucciolo sufficientemente a lungo? È molto facile sentire le donne dire che “il latte non era sufficiente”, che “ho avuto il cesareo”, che “il bambino non si attaccava”… e via dicendo.
Ma allattare è un’altra esperienza magica: si dona una parte di sé, il seno, che si è trasformato in fonte di nutrimento e non è mai stato così bello e prorompente come da quando adempie al suo compito. Il piccolo si attacca, spesso con voracità, e assapora, si nutre, si addormenta, sogna, succhia in un rapporto di una intimità eccezionale. Allattare significa avere tempo, stare seduti tranquilli, lasciarsi andare, non pensare, trasformarsi in strumento di donazione totale al piccolo sconosciuto.
È prolungare l’atto di dare la vita: come può un latte artificiale sostituire questo?

Dopo la nascita la donna continua ad aver bisogno del sostegno delle altre madri esperte, per superare i suoi dubbi e le sue perplessità, per trovare la sicurezza che può nutrire suo figlio, che non è costretta a delegare anche il nutrimento, che il bambino ha bisogno di lei e che non è vero che le cose industriali sono meglio e più sicure di ciò che una madre produce per il suo cucciolo!

© 2007 Testo di Micaela Balice, www.strie.it

Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autrice, è vietata.

Pubblicato su www.ilcalderonemagico.it il 13 giugno 2007

L'AUTRICE

Micaela Balice, dottoressa in pedagogia, naturopata, specializzata in Fiori di Bach ed Erboristeria Popolare.
Libera ricercatrice su miti e simboli dell'antichità con particolare attenzione per gli archetipi del femminile, il culto della Grande
Dea e di Madre Terra.

Scrive Poesie.
Coltiva la Terra.

micaela@strie.it
www.strie.it



Bibliografia

M. BALICE, Simbologia lunare e tradizione popolare, in “L’Ombra – tracce e percorsi a partire da Jung”, V, 7/8, 1999
M. BALICE, Il calendario rituale contadino: il ciclo della vita nel Casalese (Tesi di laurea, A. A. 1993/1994, Corso di Laurea in Pedagogia, Università degli Studi di Torino) – visionabile c/o Biblioteca Municipale Casale Monferrato - Al
M. BILIMOFF, Enquête sul les plentes magiques, Editions Ouest-France, 2003
J. BONNET, La terra delle donne e le sue magie, Red Edizioni, Como, 1991
R. EISLER, Il calice e la spada, Pratiche Editrice, Parma, 1996
J. G. FRAZER, Il Ramo d’oro, Grandi Tascabili Economici Newton, 1992
M. GIMBUTAS, The Language of the Goddess, Thames & Hudson, 1989
M. GRAY, Luna rossa, Macro Edizioni, 2000
E. NEUMANN, La Grande Madre, Astrolabio, Roma, 1981
V. NOBLE, Il risveglio della dea, Corbaccio, Milano, 1996
J. PAUNGGER, T. POPPE, Servirsi della luna, Tea Pratica, Milano, 1994
R. SICUTERI, Lilith, la luna nera, Astrolabio, Roma, 1980


IMMAGINI DI RENÈ MAGRITTE

Olympia, 1947

La Corde sensible, 1960

Le retour, 1940

tratte da:
Magritte – I classici dell’Arte, Rizzoli Skira
http://justhurd.net/weblog/?itemid=136#works
http://www.oceansbridge.com/art/customer/home.php
http://www.qfx.com/gallery.html
http://www.bloggers.it/Peterpan/index.cfm?blogaction=archive&file=blog_4_2006.xml
http://www.ks-wiedikon.ch/fachk/it/cineclub/fate.html












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