Imbolc, l'inizio promettente
Testo di Maria Giusi Ricotti
 

Una leggenda racconta che Eva e Adamo, una volta cacciati dal Paradiso Terrestre, furono trasportati in un luogo gelido, buio e dove era sempre inverno. Eva ben presto fu presa dallo sconforto e dal rimpianto, non accettava l’idea di vivere in quelle condizioni; un angelo avuta compassione di lei prese un pugno di fiocchi di neve, vi soffiò e ordinò che si trasformassero in boccioli una volta toccato il suolo. Eva, alla vista dei bucaneve, prese forza e si rianimò.
I Bucaneve sono il simbolo della vita e della speranza.

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Imbolc - o Candelora, festa d’inverno che presagisce la primavera - è simbolicamente l’inizio promettente di ogni cosa.
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Una nuova corrente di energia rivitalizzante comincia a scorrere nella natura. Non è un fenomeno evidente: in verità continua a fare freddo e il tempo è spesso inclemente, il cielo è saturo di nubi minacciose, di acqua, di neve. Ma chi guarda intorno con lo sguardo fiducioso di un bambino riesce a cogliere i primi segni manifesti della ripresa, il primo bucaneve fiorito nel campo di notte, sotto i raggi della Luna, le gemme quasi invisibili, mimetizzate sui rami e nascoste dalle loro dure scaglie protettive. La natura inizia il suo lento ma certo risveglio ed ora è evidente che ogni giorno la luce ci accompagna un poco più a lungo.

È il momento di massima espressione delle potenzialità sia nella natura che nelle nostre vite. È il momento di prestare attenzione ai segni di cambiamento.

“Chi ben comincia è già a metà dell’opera” recita un antico proverbio popolare. Ma un buon inizio non consiste tanto nel buttarsi a capofitto nel lavoro quanto nel dedicare attenzione alle modalità e agli strumenti con cui lo si affronterà.
È bene iniziare i riti di Imbolc con una simbolica purificazione dalle stratificazioni del passato, scrollandosi di dosso vecchi pensieri e modi di interagire con la realtà.
Il sole, nato a Yule attraversa ora un simbolico periodo infantile: è un sole bambino, le cui qualità prevalenti sono la purezza, la delicatezza e il senso di meraviglia rispetto al creato che illumina.

I bambini vengono direttamente dall'Aldilà.
Ecco perché sono pieni d'amore e di fiducia.
Essi vivono esclusivamente qui e ora,
perciò, sono fondati interamente sul loro Sé.

I bambini dormono molto,
perché così possono continuare a godere della vicinanza a Dio.
Il loro corpo ha rotondità, forme piacevoli ed è tenero e snodato.
La pelle soda e liscia.
Più il tempo passa, più si formano nuove strutture
che sono importanti per la vita sulla terra:
si sviluppano il pensiero, l'autocoscienza, la distinzione fra tuo e mio.

Ed il corpo si indurisce.
Questo processo dura fino alla morte.
Più l'uomo invecchia, più rigido diventa solitamente il suo corpo.
Ciò significa: la flessibilità è gioventù e vita,
la rigidità è per la vecchiaia e la morte.

Conserva la tua flessibilità.
Evita ogni rigidità.
Trova il bambino in te e trova il tuo gioco.
Gioca ogni giorno qualcosa e inverti cosi il processo.
Invece di diventare sempre più rigido, diventa sempre più spensierato,
sempre più tenero, sempre più leggero.

L'esterno è sempre un riflesso dell'interno.
Più diventi spensierato, più prendi contatto con il bambino,
con le tue dolci, morbide e delicate parti,
più il tuo corpo diventa flessibile.
Ubbidisci con elasticità ai profondi paradossi,
alle apparenti contraddizioni della vita.

Riconosci le grandi verità,
perché puoi guardarle con gli occhi grandi e innocenti di un bimbo.
Muori perciò giovane, poiché hai potuto diventare vecchio
giocando con il bambino che e in te.
Completamente flessibile perché la rigidità della vecchiaia
non ha potuto trovare alcun arresto in te.
Pieno di splendore e pieno di benedizione.

Sathya Sai Baba

Imbolc, festa di luce, ci chiede di ritornare allo spirito di gioioso stupore ed aspettativa dell’infanzia, di lavare con le acque lustrali i vecchi strati di preoccupazione e uscire a giocare nuovamente con la vita che si risveglia, in fiduciosa attesa degli eventi.
Nulla sarà come prima se sapremo cogliere i segni della trasformazione.
Il ciclo della Ruota dell’Anno si ripete, ma la ripetizione non è monotona poiché ogni giro ci sposta e ci propone una diversa opportunità: il ritorno delle medesime circostanze è un’occasione per reinterpretare i significati della nostra esistenza alla luce del presente.
Per cogliere la differenza bisogna riuscire ad aprirsi.

La rievocazione dello spirito dell’infanzia, inteso come profonda apertura e ricettività ed “elasticità” interiore, è una sfida da sovrapporre alle nostre precedenti esperienze. È difficile ma non impossibile riuscire a giocare quando si è adulti: chi percorre un cammino iniziatico conosce la differenza tra “desiderare” e “volere” e sa che tutte le trasformazioni esterne iniziano dalla trasformazione interiore. Solo se si è convinti di poter evolvere dentro di sé si riuscirà a imprimere la trasformazione anche nella vita che ci viene incontro.
Iniziare a guardare il mondo con occhi diversi, gli occhi di un bambino, è sicuramente un buon inizio, molto coraggioso, che ci porterà parecchio avanti nell’ “Opera”.

In questo periodo leggi anche Lunazione del Lupo o Lunazione del Ghiaccio.



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© 2006 - 2011 Testo di Maria Giusi Ricotti
Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autrice, è vietata.
Revisione e integrazione del 2015.

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L'AUTRICE

Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista, nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna, dove vive con la sua famiglia e lavora.

È fondatrice di Il Calderone Magico che è - oltre che un sito web ed una mailing list di spiritualità femminile - un laboratorio artigiano nel centro storico di Cagliari.

mariagiusi@ilcalderonemagico.it
http://it.groups.yahoo.com/group/ilcalderonemagico
Il Calderone Magico - laboratorio - Corso Vittorio Emanuele 349/351, Cagliari


RIFERIMENTI

Leggenda del Bucaneve tratta da: http://www.giardinaggio.it/Linguaggiodeifiori/singolifiori/bucaneve.asp

IMMAGINI

http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendID=49236587
http://www.jahreskreis.info/files/imbolc.html-lichtmess.jpg
http://www.cantorblog.net/2006/11/02


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Imbolc: la festa della luce crescente
di Roberto Fattore

La luce che è nata al Solstizio d’Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando.

Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.

Se sovrapponiamo la Ruota dell’Anno al nostro moderno calendario, la prima festa che incontriamo cade all’inizio di febbraio.
Presso i Celti l’1 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c) detta anche Oimelc o Imbolg.

L’etimologia della parola è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali.
Invece Oimelc significa “lattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione.
L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio.

Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente.
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Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno precedente).

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Nell’Europa celtica era infatti onorata Brigit (conosciuta anche come Brighid o Brigantia), dea del triplice fuoco; infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice.

Un antico codice irlandese, il Libro di Lismore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.
La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo.

In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto. I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:

La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me

Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit.

In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento.
Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione.

Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”. La Vecchia Dea e la Giovane Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla...)
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In un’altra area culturale europea, nell’antica Roma, i primi giorni di febbraio erano sacri alla dea Februa o a Giunone Februata. “Februare” in latino significa purificare, quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre è un modo di purificarsi usato dal nostro corpo!).
Processioni in onore di Februa percorrevano la città con fiaccole accese, simbolo di luce e allo stesso tempo, di purificazione.

Un’altra usanza, legata anche a rituali di fertilità erano i Lupercali: i Luperci, sacerdoti di Fauno, correvano per le strade vestiti solo con una pelle di capra e con una frusta (anche essa fabbricata con strisce di pelle di capra) con la quale battevano le giovani spose per propiziarne la fertilità (e quindi la capacità di partorire).
La Chiesa, per combattere queste usanze, istituì processioni con candele, alle quali a partire dall’11° secolo aggiunse la benedizione delle candele per gli altari.
Col nome di Candelora o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la festa cristiana del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al Tempio”. Ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare il significato autentico della festa, un significato che è profondamente incarnato nella Natura e nello spirito umano.

Il legame della festa con le candele, la purificazione e l’infanzia, sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le donne in chiesa dopo il parto a portare candele accese.
L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti che in esse si sono nascosti infestino le case.
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Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita: si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove.
Alcuni gruppi neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano via le scorie invernali.
Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona cosa lavarsi mani e viso a Imbolc!

La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli.


Celebrare Imbolc


Fisicamente è opportuno praticare una dieta più leggera, dopo che i banchetti delle feste invernali e la forzata sedentarietà trascorsa al chiuso delle nostre case, hanno appesantito il nostro fisico.

Possiamo anche decidere di fare una bella pulizia in casa!
È utile purificare la nostra casa e il nostro corpo con il fumo dell’incenso: vanno benissimo anche i bastoncini di incenso profumati che si trovano ovunque in commercio. Scegliamo pure l’aroma che ci piace di più e lasciamo che il fumo sottile pulisca i nostri corpi energetici.

Psicologicamente è il momento di purificare la nostra mente dai cattivi pensieri e dai sentimenti inadeguati. Una bella pulizia mentale, che ci consenta di fare entrare in noi la luce della Natura rinnovata e di partecipare al risveglio del cosmo dalla lunga notte invernale.

Spiritualmente può essere utile la celebrazione di piccoli rituali legati ai simboli della festa.

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Un rituale molto semplice può essere quello di accendere una candela bianca (colore di purificazione) dicendo “Accendo la fiamma di Brigit per illuminare il cammino della mia vita”.
Si mediti per un po’ di tempo sui significati della festa: sul nostro bisogno di purificazione, sulla necessità di abbandonare cose e aspetti della nostra vita che non ci piacciono più, sulle nuove cose che vogliamo portare nelle nostre esistenze.
Poi si porti la candela accesa nelle varie stanze della nostra abitazione, facendo il giro degli ambienti in senso orario (magicamente è la direzione propizia, che porta energia). Alla fine si spenga la candela dicendo “Spengo la fiamma di Brigit per farla vivere in me” e si visualizzi la luce della candela che entra in noi."


Se si vuole compiere qualcosa di più tradizionale, gli uomini possono uscire dopo l’imbrunire della vigilia di Imbolc, per andare a raccogliere un dono per Brigit (pietra, conchiglia, penna di uccello) da riportare in casa. Le donne invece possono trascorrere la vigilia di Imbolc pulendo la casa e immaginando di ramazzare via le energie morte dell’inverno: la Vecchia dell’Inverno è cacciata fuori dall’uscio di casa con la scopa.

Poi, sempre le donne, con rametti raccolti in precedenza preparano un letto per Brigit dove depongono una bambola fabbricata con spighe tenute da parte per l’occasione, e danno il benvenuto alla Dea accendendo una candela bianca e meditando sulla nuova vita che sta tornando.
Anche gli uomini, ritornati in casa con il dono per Brigit possono accendere una candela bianca e meditare sul ritorno della luce e della buona stagione.

Un rituale invece più complesso, che possono eseguire tutti, consiste nel procurarsi tre candele (sempre di colore bianco!), e disporle in un triangolo, con la punta rivolta verso nord. Nel centro del triangolo così disposto si pone un calice di acqua (simbolo della purificazione) o di latte (simbolo del nutrimento della nuova vita).
Dopo un breve rilassamento, seduti o in piedi, ci si muove verso la candela a nord, la si accende e si dice
“Signora dell’Inverno, ti dico addio, la tua stagione è terminata”.
Si visualizzi il gelido potere dell’inverno che si allontana. Dopo avere sostato un po’, ci si sposta alla candela di sud-est, la si accende e si dice
“Signora della Primavera, ti offro un caloroso benvenuto, la terra è il tuo letto”.
Si visualizzi il gioioso potere della primavera che si avvicina. Dopo un po’ si va alla candela di sud-ovest, la si accende e si dice
“Signora dell’Estate, presto io ti chiamerò e risveglierò il tuo amante”.
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Si visualizzi il potere ancora lontano della bella stagione, desideroso di nascere e pulsante di vita nel sottosuolo.
Quando ci si sente pronti, si va al centro del triangolo, si raccoglie il calice e si dice
“Io bevo il potere della Triplice Dea. Possa questo potere diffondersi su tutta la terra per segnare la nascita della primavera”.
Si beve dal calice e si immagina il potere che fluisce in noi, attraverso di noi per risvegliare la Natura.
A questo punto si può inserire qualche usanza ricordata in precedenza, cioè la fabbricazione del letto di Brigit o l’arsione delle decorazione vegetali delle feste invernali.
Oppure si può semplicemente concludere la cerimonia andando a ciascuna delle candele, nell’ordine in cui sono state accese: si spengono dicendo mentalmente o ad alta voce
“Va’ fuoco e caccia l’inverno, riscalda la terra e risveglia la primavera”.

Ovviamente in tutti questi piccoli rituali le parole delle formule possono essere adattate e se lo desideriamo, possiamo utilizzare brevi frasi che noi stessi avremo composto, secondo le nostre capacità e la nostra sensibilità.


Tratto da: Roberto Fattore. Feste Pagane,
Tratto da: http://www.artewicca.it/zipfile/Ruota%20dell'anno.doc

Brigid è la patrona di Imbolc.
La Dea - che era contemporaneamente la protettrice dei fabbri, dei poeti e dei guaritori - rappresenta:
• il fuoco dell’ispirazione come patrona della poesia
• il fuoco del focolare, come patrona della guarigione e fertilita’
• il fuoco della forgia, come patrona dei fabbri e delle arti marziali.


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IMMAGINI

http://www.iperpiante.it/?explo_level%5B0%5D=r738&explo_level%5B1%5D=r2545&ida=8376
http://www.jahreskreis.info/files/imbolc.html-lichtmess.jpg
http://www.cantorblog.net/2006/11/02
http://taintedtarot.co.uk/VAULT/FairyRingOracle.htmlhttp://myvalhalla.wordpress.com/2007/01
http://rosaurasonio.wordpress.com/category/matematico-napoleatno-professor-miranda
http://www.didini.net/img/candele.jpg
http://www.feiertagsseiten.de/gedenktage/lichtmess/kerzenfest/home.html





 

 







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